Inferno all'ospizio: "Violenze di notte su mia zia" racconta la nipote di un'ospite

"Già anni fa gli atteggiamenti violenti erano all’ordine del giorno, entravo in servizio e trovavo gli anziani in condizioni disumane" racconta un ex dipendente. "Tutti sapevano, pochi denunciavano"

Botte agli anziani

Botte agli anziani

Arezzo, 19 aprile 2018 - «Hanno tirato i capelli a mia zia e l’hanno strattonata forte approfittandosi che soffre di vuoti di memoria». E’ la testimonianza shock di M.C. nipote di una degli ospiti della casa di riposo di Castel San Niccolò, vittima di violenze e maltrattamenti messi in atto dai sei operatori sanitari.

«Mia zia vive lì da metà dicembre e condivide la sua stanza con mio zio, il fratello del mio nonno. Alcune settimane fa ci ha raccontato di episodi di violenza subiti da mia zia in piena notte – ha raccontato M.C. - mentre lei non ricorda niente, lui invece ha impressi nella mente i dettagli di quei momenti. Non immaginavamo che la situazione fosse così grave, vedere quelle immagini è stato sconvolgente. Per fortuna le violenze a danno dei miei zii sono iniziate quando ormai erano state raccolte le prove sufficienti a denunciare il personale».

Con la voce rotta dalla rabbia, la giovane residente a Castel San Niccolò insiste: «Vado spesso a trovare i miei parenti e non mi sono mai accorta di niente, tutti erano molto gentili, carini e sorridenti. I miei zii ancora non sanno niente, per la loro tranquillità preferiamo non raccontare tutto quello che abbiamo visto, ma siamo scossi».

Sei persone insospettabili, serene e senza alcun problema apparente: così le descrivono le colleghe della cooperativa che gestisce la Rsa di Strada. Eppure quel clima violento si respirava da anni, almeno così ha raccontato un ex dipendente, ormai in pensione. «Già anni fa gli atteggiamenti violenti erano all’ordine del giorno – racconta – e la mattina quando entravo in servizio trovavo gli anziani in condizioni disumane. Tutti sapevano ma in pochi denunciavano. Un giorno ho fatto una segnalazione, ma per muovere qualcosa ci vogliono prove concrete e la mia parola non è mai stata sufficiente a fare giustizia».

Così la testimonianza di un lavoratore esterno che nella Rsa svolgeva lavori di manovalanza: «Ho lavorato lì per anni, non mi sono mai accorto di violenze fisiche, ma sentivo spesso offendere gli ospiti che si lamentavano». Se gli insulti erano all’ordine del giorno, sembra che le violenze si concentrassero soprattutto nelle ore notturne, quando gli anziani chiamano le operatrici magari perché volevano un bicchiere d’acqua o perché non riuscivano a dormire.

«Abbiamo visto lividi e graffi nelle orecchie di mia nonna che non si sarebbe potuta procurare da sola, ci siamo insospettiti e abbiamo denunciato tutto» è il racconto di un altro familiare che nel settembre scorso si è rivolto ai carabinieri di Castel San Niccolò.