Incidente in A1, camionista positivo al virus: in isolamento vigili, agenti e soccorritori

Risvolti dell’incidente di Badia al Pino: il camionista partito dalla Lombardia è uscito di strada: stavo già male. Gli fanno il tampone a Siena: contagiato

La scena dell'incidente

La scena dell'incidente

Arezzo, 7 marzo 2020 - Pareva la scena di un banale incidente stradale, uno dei tanti che si verificano quasi ogni giorno lungo il tratto aretino dell’Autosole, era invece un altro minifocolaio di coronavirus. Il serbatoio (potenziale) di contagio che è costato l’isolamento (in parte volontario e in parte no) a cinque vigili del fuoco e due poliziotti della Stradale di Battifolle.

«Untore» (si fa per dire, ovviamente) il camionista che era rimasto incastrato nella cabina del suo Tir dopo un fuori strada. L’allarme scatta venerdì mattina intorno alle dieci, in corsia sud, dalle parti di Badia al Pino. Un autotreno è sbandato oltre la corsia d’emergenza e si è arenato contro il guard-rail, c’è bisogno di soccorso all’autista. Dalla caserma dei vigili del fuoco parte una pattuglia, idem dicasi dal comando della Polstrada di Battifolle.

Il camionista è prigioniero delle lamiere, non riesce a muoversi, serve il solito intervento dei vigili per liberarlo e consentire di caricarlo in ambulanza per poi portarlo in ospedale. Fin qui tutto normale. I guai cominciano a profilarsi quando è lo stesso autista che, ancora incastrato, si lamenta di stare male: si sente addosso la febbre, ha difficoltà a respirare. Quanto basta per sospettare che dietro possa esserci il virus.

Sia come sia, non si può certo lasciarlo lì, imprigionato nella cabina. I vigili del fuoco, protetti di tutto punto, come da protocollo, lavorano per farlo uscire da quanto resta del Tir, gli agenti e gli uomini del 118 attendono pazientemente. Alla fine, si riesce finalmente a caricare l’uomo in ambulanza, destinazione il policlinico delle Scotte di Siena.

Per la cronaca del giorno la notizia finisce lì: poche righe da riversare in una breve a fondo pagina. Quelli che hanno partecipato al salvataggio, però, sanno che non basta, che c’è da aspettare ancora col fiato sospeso. L’autista, proveniente dalla Lombardia, ha spiegato che è partito la mattina presto, che probabilmente aveva già i sintomi e che si sono accentuati nel corso del viaggio.

Non si è fermato perchè quella è la dura legge della strada: i camionisti non si possono permettere il lusso di scendere, quando hanno una consegna devono correre, altrimenti ci vanno di mezzo loro. Il tampone che forse gli avrebbero fatto a casa se avesse chiamato il numero verde, viene effettuato alle Scotte. E, ahinoi, è positivo, l’autista è contagiato.

Mal per lui, che adesso è ricoverato in isolamento, il virus insiene alle lesioni dell’incidente, ma male anche per i vigili del fuoco i poliziotti e 5 soccorritori: tre della Croce Bianca più due dell’equipaggio del 118, fra cui un medico. I risultati arrivano a tarda sera, che fare? I vigili si consultano e poi decidono: restiamo in caserma, inutile tornare a casa a fine turno col rischio di diventare potenziali serbatoi di infezione per le famiglie.

Autoisolamento provvisorio, come per i soccorritori, poi si vedrà come comportarsi. Per i poliziotti, invece, decide il medico della questura: consegnati nelle loro abitazioni per i classici 14 giorni della quarantena, a scanso che diventino anche loro portatori di virus. Nel paese infestato dall’epidemia e dalla paura è un’altra novità: il rischio di corona da incidente. Mai visto prima.