In isolamento aumentano le violenze domestiche: casi su del 52%

E l'emergenza cornavirus cambia anche i criteri della presa in carico

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

Arezzo, 4 aprile 2020 - L’ultimo caso balzato agli onori della cronache è quello di una donna tunisina picchiata dal convivente. Una storia, ricostruita dai carabinieri di Arezzo, fatta di continui maltrattamenti che sono diventati ancora più frequenti quando la donna ha scoperto che il compagno aveva un’amante. Tradita, picchiata e offesa, la donna a seguito della lite nata dopo la scoperta della relazione del convivente è stato anche minacciata di morte. Se le giornate che stiamo vivendo sono faticose per tutti, il problema è moltiplicato per quelle persone che vivono situazioni spiacevoli in famiglia. Il rischio di un’esplosione di violenza all’interno delle pareti domestiche è molto concreto. Lo confermano anche gli accessi al codice rosa il percorso attivo in ospedale dedicato alle vittime di violenza. La dottoressa Silvia Gatto, responsabile del servizio al San Donato, commenta i dati che confermano la sensazione iniziale: questo è un periodo particolarmente delicato per i soggetti più fragili: «Prendendo in esame il periodo febbraiomarzo dello scorso anno e confrontandolo con gli stessi mesi di quest’anno, notiamo che i casi registrati nel 2019 furono 29, quest’anno 44: un aumento del 51.7%. Di questi 26 sono arrivati al San Donato, gli altri divisi tra la Gruccia, la Fratta mentre Bibbiena non ha fatto registrare casi». Dei 44 casi registrati, cinque vedono gli uomini in qualità di vittime - il codice rosa, infatti, non è un percorso attivato per le sole donne vittime di violenza ma per ogni persona che si trovi in una condizione di ‘soggezione’ e di debolezza – le storie sono le più disparate, continua Gatto: «Nel caso degli uomini, spesso ci troviamo di fronte a situazioni in cui una coppia viene alle mani, con reciproci scambi violenti, ed entrambi si presentano al pronto soccorso. Diverso è il caso delle persone anziane, uomini o donne: in questo momento chi ha un figlio con problemi, ad esempio, di dipendenze è particolarmente esposto, perché la persona che non riesce a uscire, a procurarsi le sostanze di cui ha bisogno, può avere più facilmente degli eccessi di ira. E poi ci sono le situazioni di violenza tra coniugi, o comunque tra persone che vivono in una relazione». Il coronavirus ha cambiato anche le procedure in vigore per i casi trattati in codice rosa: «Ovviamente, in questo momento prima di allontanare una persona da casa per accompagnarla nelle strutture di accoglienza, dobbiamo verificare che non sia un soggetto affetto da coronavirus e che quindi non si trasformi in un veicolo di trasmissione della malattia nel centro che la ospita. Mentre aspettiamo l’esito del tampone, la persona resta in osservazione da noi». Cosa accadrebbe se una persona vittima di violenza risultasse affetta da coronavirus? «Premesso che fino a questo momento non è capitato, se una persona dovesse risultare positiva con sintomi abbiamo ancora lo spazio e la disponibilità per un ricovero. Se i casi dovessero crescere e non ci fosse più posto in ospedale, dovremmo trovare altre soluzioni. Questa è una situazione tutta in divenire, risolviamo i problemi man mano che si presentano. Nel caso di positivi asintomatici, invece, una soluzione possono essere gli alberghi sanitari».