Il virus "contagia" i test antitumore: "Controlli al seno calati del 75%"

Il direttore dell’istituto Isa Marco Scrocca: «La prevenzione con esami e mammografie è decisiva: il cancro colpisce una donna su otto e non si ferma per il Covid»

Mammografia, foto generica

Mammografia, foto generica

Arezzo, 3 aprile 2020 - Prevenire è meglio che curare, ammoniva la vecchia pubblicità di un dentifricio. Ma c’è poco da sorridere perché in tempi di epidemia anche la prevenzione, soprattutto quella dei tumori, rischia di contagiarsi. La Asl, infatti, ha chiuso fino a data da destinarsi i suoi ambulatori, quelli in cui si fanno gli esami più delicati. Come le mammografie per individuare il cancro al seno.

L’obiettivo primario di questo momento, assolutamente condivisibile, è quello di evitare il contagio e qualsiasi occasione di contatto sociale: nelle strutture pubbliche si opera e si interviene solo per le urgenze, grazie anche al sostegno delle cliniche private. Ma la coperta rimane corta perché dai 40 anni in poi le donne avrebbero bisogno di un test all’anno per individuare e affrontare in tempo la battaglia con il carcinoma.

Il tumore della mammella è la malattia che colpisce di più le donne. Quella di cui muoiono di più: una su otto nella vita si ammala, tanto che in Italia se ne scoprono 50 mila nuovi ogni anno, almeno 200 solo nella nostra provincia. In un contesto che non fa essere ottimisti: dal 2015 a oggi i nuovi casi sono aumentati del 10 per cento anche se la mortalità è scesa del 4 per cento, grazie principalmente alla diagnosi precoce.

Numeri che però il Covid-19 e lo stato di emergenza stanno già modificando. Di certo non migliorando. «Solo nelle ultime settimane, quelle successive all’isolamento di massa, ho scoperto cinque nuovi casi di tumore», racconta il dottor Marco Scrocca, direttore sanitario dell’Istituto Senologico Arezzo. Ma da quando sono entrati in vigore i decreti di emergenza, negli ambulatori alla Maestà di Giannino gli esami strumentali si sono ridotti del 75 per cento: erano stati 280 nel marzo 2019, sono state solo 65 quest’anno.

Senza contare il migliaio abbondante che garantivano le strutture pubbliche in forma gratuita. «Meno controlli non significa meno tumori, non ci si ammala soltanto di coronavirus, purtroppo – avverte Scrocca – se posso dare un consiglio dico che non si deve aver paura di entrare in un ambulatorio anche in un momento di emergenza come questo: individuare in tempo il tumore è il segreto per poterlo affrontare e puntare alla guarigione.

nche se oggi si pensa prevalentemente al contenimento dell’epidemia, lasciamo una finestra aperta sulla prevenzione» avverte Scrocca. Per le donne l’appuntamento con il mammografo e l’analisi del seno dovrebbe essere un appuntamento costante, quello che oggi consente la guarigione dal tumore nell’85% dei casi: «Dai 25 fino a 40 anni – spiega il dg dell’istituto Isa – serve una visita e un’ecografia ogni due anni, che diventa una all’anno dopo i 40.

Chiaramente è importante sapere se ci sono precedenti casi di tumore in famiglia. Un’altra cosa molto importante l’autopalpazione costante della mammella alla ricerca di eventuali noduli o irregolarità».