Il vigile del fuoco che fa lo scrittore nel nome del bimbo di Vermicino

Un suo racconto inserito nell’antologia nazionale pubblicata dal corpo in memoria dei suoi caduti. Tra i protagonisti c’è Nando, il pompiere che soccorse il piccolo caduto nel pozzo, storia che emozionò l’Italia

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di Silvia Bardi

Andrea fa il pompiere. Sì, lo preferisce come parola a vigile del fuoco. Gli ricorda un mestiere che amava sin da bambino, quando i pompieri si chiamavano così e per lui avevano anche un nome, per tutti, Nando. Nando è stato il vigile del fuoco che per tre giorni ha parlato con Alfredino Rampi caduto in un pozzo a Vermicino senza mai lasciarlo solo, fino alla fine. Quella storia Andrea Bindi non l’ha vista, non era ancora nato, l’ha scoperta dopo e Nando è diventato il suo eroe, voleva essere come lui.

Andrea dal 2008 fa il pompiere ad Arezzo, porta nel suo mestiere un cuore grande, come tutti i suoi colleghi, ma lui gli interventi che fa e le persone che incontra le trasforma in storie che poi condivide su Facebook. Ama leggere, si dichiara collezionista compulsivo di libri, ama scrivere. Tanto che un suo racconto "Villa Serena" sarà uno dei 35 scelti per la prima antologia "Oltre il confine dell’oblio. Trentacinque storie per ricordare" che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco pubblica per destinare il ricavato alle famiglie dei colleghi morti nel 2019, primi fra tutti le vittime dell’esplosione della bomba in una cascina ad Alessandria: Antonio Dell’Anna, Antonio Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo "morti per l’indifferenza verso gli altri" scrive nella prefazione il comandante Fabio Dattilo.

"Mi è sempre piaciuto scrivere, mi diverte e poi ne ho bisogno, mi serve per scaricare le emozioni che vivo ne lavoro" spiega Andrea che ambienta il suo racconto a "Villa Serena", li immagina tutti lì, quelli anziani, quelli in pensione prima del tempo, con i loro ruoli attaccati sulla pelle, l’attesa di una chiamata. E fra tutti Nando che ha sempre qualcosa da fare, che parla con un "bimbo col caschetto secco secco" che si chiama Alfredino.

"Nando per me era il pompiere e la storia di Alfredo mi ha sempre seguito, lo stesso Ammaniti, lo scrittore, mi ha regalato il libro con la sua prefazione. E ho immaginato Villa Serena come un distaccamento di Arezzo dove si sentono storie e racconti. Noi pensiamo che i vigili siano sempre in azione, come nei film, ma è un lavoro di attesa, però quando lo fai lo porti in fondo. Finché non hai sistemato tutto, quella casa, quella persona non lo lasci. La gente ci chiama come se fossimo la risposta di uno Stato che sentono lontano".

Ha tante storie da raccontare, Andrea: "Non immaginate quanta gente viva sola e quanta sepolta in casa da oggetti o rifiuti, ricordo un uomo che essendo sicuro che nessuno avrebbe trovato il suo testamento fra le sue cose accumulate lo aveva scritto nello sportello di cucina. O un altro che viveva col fratello in una situazione di abbandono, ci chiamò perché suo fratello stava male, in realtà era già morto sotto uno scaffale pieno di roba che gli era caduto addosso".