di Salvatore Mannino Il ruggito della piazza quando i giostratori sfilano sortto le tribune prima della gara annuncia già il risultato. E’ un boato solo Per Gian Maria "Ghiaccio bollente" Scortecci e per il Cecchino Elia Cicerchia, i favoriti e in questo caso anche i veterani, dopo l’addio di Enrico Vedovini e degli altri Re della Giostra che si sono susseguiti in questi anni. Per gli altri, per i giovani, per i debuttanti, per i meno noti, il ruggito si riduce quasi a un belato soffuso e questo dice tutto di come il pubblico scelga, e anche azzecchi il pronostico che la coppia di Santo Spirito non tradisce. Col minimo dello sforzo verrebbe da dire: basta il cinque di "Gianma" a sparigliare le carte di un’edizione anomala, condizionata tecnicamente dai molti, forse troppi, al primo impatto con la piazza. Si faranno, magari, ma ancora non sembrano maturi per una platea come quella della notturna. Già, perchè è questione di classe. Di cavalieri che al primo impatto con la gara vera riescono subito a dare il meglio ce ne sono pochi, come il Profeta Elia e il Ragazzone Scortecci, capaci di vincere (e far centro) già al debutto del giugno 2012. Gli altri, quelli che non sono la coppia più bella del mondo gialloblù, hanno bisogno di tempo e si vede fin da quando si presenta sulla lizza il primo dei neofiti, "Tallurino" Rossi. Aveva spopolato in prova, ma la Giostra vera è un’altra cosa e il cinque dei desideri rimane una pia speranza. Sotto i riflettori, la torcida di Santo Spirito alza già i decibel: con due cavalieri teoricamente da cinque, che il primo avversario abbassi già la cresta accresce la voglia di vittoria. Un sentimento che cresce quando nemmeno Adalberto Rauco, quello che a settembre aveva spezzato la lancia per Porta ...
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