Il ruggito della piazza annuncia già i vincitori

Un boato per Gian Maria e il Cecchino Cicerchia, debole contorno per i debuttanti. Scortecci cavaliere e gentiluomo: consola Montini dopo la carriera flop

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di Salvatore Mannino

Il ruggito della piazza quando i giostratori sfilano sortto le tribune prima della gara annuncia già il risultato. E’ un boato solo Per Gian Maria "Ghiaccio bollente" Scortecci e per il Cecchino Elia Cicerchia, i favoriti e in questo caso anche i veterani, dopo l’addio di Enrico Vedovini e degli altri Re della Giostra che si sono susseguiti in questi anni. Per gli altri, per i giovani, per i debuttanti, per i meno noti, il ruggito si riduce quasi a un belato soffuso e questo dice tutto di come il pubblico scelga, e anche azzecchi il pronostico che la coppia di Santo Spirito non tradisce. Col minimo dello sforzo verrebbe da dire: basta il cinque di "Gianma" a sparigliare le carte di un’edizione anomala, condizionata tecnicamente dai molti, forse troppi, al primo impatto con la piazza. Si faranno, magari, ma ancora non sembrano maturi per una platea come quella della notturna.

Già, perchè è questione di classe. Di cavalieri che al primo impatto con la gara vera riescono subito a dare il meglio ce ne sono pochi, come il Profeta Elia e il Ragazzone Scortecci, capaci di vincere (e far centro) già al debutto del giugno 2012. Gli altri, quelli che non sono la coppia più bella del mondo gialloblù, hanno bisogno di tempo e si vede fin da quando si presenta sulla lizza il primo dei neofiti, "Tallurino" Rossi. Aveva spopolato in prova, ma la Giostra vera è un’altra cosa e il cinque dei desideri rimane una pia speranza. Sotto i riflettori, la torcida di Santo Spirito alza già i decibel: con due cavalieri teoricamente da cinque, che il primo avversario abbassi già la cresta accresce la voglia di vittoria. Un sentimento che cresce quando nemmeno Adalberto Rauco, quello che a settembre aveva spezzato la lancia per Porta Crucifera, riesce a rompere la cabala che lo vede come giostratore mai capace di colpire un centro. Un assist che un mostro come Scortecci non può sprecare, come non si sciupa un tiro a porta vuota.

Infatti, l’enfant du pays della Colombina va dritto a bersaglio, non senza un pizzico di giusticata vanità mentre scende tranquillo verso il pozzo. Il cavallo, Doc, è un veterano, non si lascia impressionare dalle luci dei telefonini che i tifosi degli altri quartieri gli sparano in faccia. Gian Maria lo guida con mano forte nella migliore carriera di tutta la serata, che si conclude appunto nell’impatto, quasi perfetto con il centro. Il solito colpo di uno che a Santo Spirito appartiene anima e corpo, ultimo erede di una dynasty in gialloblù: rettore il nonno, capitano il padre Franco, Re della piazza lui.

Dalla perfezione al dramma, sportivo s’intende, in una piazza tornata finalmente al colore e ai sentimenti dei tempi prima del Covid: tribune piene, tifo bollente, folla che assiste trafelata agli inutili tentativi di Saverio Montini, il sostituto del mostro sacro Vedovini, di dominare un cavallo imbizzarrito. Si sfiora la squalifica quando l’animale si ferma sulla linea bianca, poi una carriera brutta e lenta, che si conclude con la penalizzazione per il tempo eccessivo. E lo zero di San Giusto è già un presagio di vittoria per la torcida gialloblù dei posti in piedi, i più caldi. Ma il gesto più bello, da cavaliere e gentiluomo, viene da Scortecci, che corre verso il ragazzo annichilito, lo abbraccia e lo consola. Il migliore che si tiene sotto l’ala il ragazzini,romanticismo di piazza.

Giostra già indirizzata e seconda tornata di tiri che si corre già con un trionfatore annunciato, senza che Parsi di Porta del Foro e Vanneschi riescano nemmeno a scalfire il pronostico. Tocca al Profeta Elia chiudere il cerchio e lo fa da par suo: non può tirare al colpo che lo ha reso famoso, il cinque, deve mirare il tre della sicurezza ma lo fa a modo suo, impattando perfettamente sul numero, come a ricordare: sono sempre io, anche nelle cose facili. Il resto (il cinque di Marmorini) è solo accademia, mentre la piazza già esplode: è un’altra notte di note gialloblù. E pare difficile che sia l’ultima. Gli altri tocchino ferro.