di Federico D’Ascoli Guardare all’oro con gli occhiali del mercato pre-Covid e pre-guerra sarebbe un errore prospettico imperdonabile. Il presidente di Italian Exhibition Group Lorenzo Cagnoni soppesa le parole come fossero monili preziosi. Il momento storico è delicatissimo ma i preparativi per OroArezzo, dopo quasi tre anni di assenza, sono a buon punto e, al di là delle parole di circostanza, tra gli imprenditori si respira un clima di sostanziale fiducia. Sabato è in programma l’inaugurazione della mostra della ripartenza con oltre 300 espositori, di cui la metà aretini, un quarto veneti e un quarto stranieri. Saranno almeno 200 i buyer attesi tra gli stand di Arezzo Fiere e Congressi, una buona metà in arrivo dall’estero. L’allestimento esterno alla mostra, curato dal direttore artistico Beppe Angiolini, guru dell’alta moda, sarà dedicato all’Ucraina con gli ulivi, alberi simbolo della pace. Il prezzo dell’oro è volato anche a causa della guerra ma l’export dei preziosi Made in Italy non sta subendo la crisi. Ma non saranno l’impennata dell’inflazione né l’incertezza dello scenario internazionale a tenere sotto scacco il settore da sempre considerato un "safe heaven", un bene rifugio a prova d’inflazione e di choc economici. La volatilità dei mercati puntualmente spinge investitori e trader verso il lingotto e sta succedendo anche questa volta, con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, nonostante il prezzo al grammo oscilli tra 57 e 58 euro. "In questo periodo – spiega Lorenzo Cagnoni, il presidente di Ieg che organizza OroArezzo – per il settore c’è stata una forte concentrazione di eventi fieristici determinati dai vari spostamenti causa pandemia. Questo, inevitabilmente inciderà sui risultati finali della fiera che non possono essere confrontati con quelli di qualche anno fa. Siamo in mezzo a due eventi negativi per qualsiasi settore merceologico eppure l’oro ha una capacità di ripresa che altri ...
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