Il ribaltone del "sì": i matrimoni civili ormai staccano quelli religiosi

Per anni il rito in chiesa ha dominato, poi l'equilibrio e dal 2016 il rovesciamento: pesano le seconde nozze mentre la crisi taglia tutte le cerimonie. Prime unioni civili: 3 tra uomini e una tra donne

Un matrimonio civile

Un matrimonio civile

Arezzo, 19 marzo 2018 - Il sindaco infila il parroco in contropiede e va in fuga. Fuga per un sì: i matrimoni civili ornai staccano stabilmente quelli religiosi. Dopo il primo sorpasso, sia pur sul filo, di qualche anno fa, ormaila scelta degli sposi sembra essersi stabilizzata: e l’ago pende sempre più dall’angolo delle fasce tricolori. Negli ultimi cinque anni i riti in Comune sono stati 706, contro i 681 davanti all’altare.

Una differenza minima? Beh, non siamo ancora al vantaggio travolgente ma pensiamo anche che almeno fino al 2012 tra le due cerimonie non c’era praticamente storia. Proprio nel 2012, e già si cominciava a registrare un’accelerazione da parte dei primi cittadini, i riti religiosi erano comunque oltre 40 in più. Ma da allora è stata un’emorragia.

Nei primi tre anni i due «sì» sono andati inseguendosi e scavalcandosi, un po’ come i ragazzi quando giocano nei prati. Tanto da chiudere il triennio alla pari. Qualcuno già parlava di una ripresa del sacro ma poi l’ultimo biennio ha chiuso per ora la partita. Sia nel 2016 che nel 2017 non c’è stata gara.

Un dato ormai stabile? E’ un campo nel quale le previsioni si fanno maluccio. Semmai ci sono elementi che sembrano remare a favore del rito civile. Uno è la percentuale delle seconde o addirittura terze nozze: non è un dato che il pur meticoloso ufficio demografico del Comune di Arezzo riporta ma che è comunque reale. E che si misura anche sul numero delle separazioni e dei divorzi. Che però, occhio, sono anche loro in frenata. Se all’inizio di questo quinquennio, sia nel 2013 che nel 2014, sfioravano quota cento, negli ultimi due anni si sono fermati quasi esattamente alla metà.

La gente non si sposa e non divorzia, un po’ come nel paese di don Camillo quando il parroco era assente. Si sposa meno, perché poi il totale delle cerimonie, che sia o no a vantaggio dei sindaci, è in evidente flessione. Numeri sui quali la crisi economica ci ha messo del suo: sposarsi o separarsi costa caro e chi può lo evita o almeno lo rimanda. Così di fatto da anni il totale dei matrimoni non riesce più a superare quota trecento, meno, molto meno di uno al giorno, un altro segno dei tempi. E nel 2017 c’è stata un’ulteriore flessione.

E tra le novità ci sono anche le date preferite per giurarsi amore più o meno eterno. Una volta maggio era il mese prediletto: resta uno dei più gettonati ma è scavalcato nettamente dall’estate. In particolare luglio e settembre. Un matrimonio su quattro viene celebrato a luglio, la metà proprio nell’arco dell’estate: anzi più, considerando giugno. Marzo è il mese più disertato dagli innamorati, forse temendo le condizioni meteo, del tutto imprevedibili, come sta dimostrando l’attuale stagione. E intanto tra un sì detto davanti all’altare e uno pronunciato davanti al sindaco cominciano ad essere inserite nelle statistiche demografiche anche le unioni civili.

Una legge recente ma che inizia a farsi strada. Nel 2017 sono state in tutto quattro, tre con coppie interamente maschili e una di sole donne. Rispetto ai matrimoni segna zero la colonna delle separazioni e degli scioglimenti. Forse perché aspettavano da anni il momento giusto di suggellare la loro storia d’amore. Forse perché non ne hanno neanche avuto il tempo.