Il morso della burocrazia: "Mesi e mesi di attesa e tanto denaro per aprire un'attività"

Anna e Andrea raccontano la loro odissea per costruire un'impresa. "A volte sembra che tutto ti remi contro: ogni passaggio è una maratona"

Andrea e Anna nella panineria faticosamente aperta

Andrea e Anna nella panineria faticosamente aperta

Arezzo, 11 ottobre 2018 - «Una lunga scalata di cui è difficile vedere la fine». Andrea non sta parlando di un’impresa al limite dell’impossibile, ma della strada per aprire un’attività propria. Lui, insieme alla moglie Anna, ce l’ha fatta, ma con tanta fatica. Dopo diciassette anni di gavetta, in giro per l’Italia, ha deciso che era il momento di mettersi in proprio e che lo avrebbe fatto ad Arezzo, la città in cui, due anni fa, è nata la loro piccola.

«Ma la strada è stata molto dura, più di quanto immaginassimo» racconta. Ad aprile è aperta l’«Officine panini gourmet» in via Madonna del Prato, appena quaranta metri quadrati in cui ogni giorno si sperimenta il panino nelle declinazioni più inconsuete e ricercate, con una particolare attenzione ai prodotti locali. «E’ stata una dura scalata, ma non è ancora finita» racconta.

«Fin dai primi passi che, chi decide di mettersi in proprio deve compiere, la burocrazia ti attanaglia ed uccide energia e voglia di fare. Per aprire il nostro bar gastro paninoteca ci siamo giocati tutti i nostri risparmi, e per fortuna siamo stati aiutati dalle nostre famiglie» continua Andrea 33 anni, insieme alla moglie Anna, di 36. «Appena individui il locale che può far per te inizia il tour de force, un gioco al massacro.

I tempi sono strettissimi, per non pagare l’affitto a vuoto, devi correre per ottenere tutti i permessi e i certificati richiesti, dagli adempimenti relativi a salute e sicurezza, alla pratica per esporre un’insegna, dalla ristrutturazione dei locali, alle pratiche per le assunzioni. Corri, corri, ma i tempi del nostro sistema sono tutt’altro che rapidi. In poco tempo devi girare uffici comunali, Suap, geometri, sovrintendenza, nuove Acque, camera di commercio, agenzia delle entrate, commercialista e una miriade di uffici e “ufficetti“ vari. Difficile poi trovare alla prima chi ti può risolvere il problema» continua.

«Ogni adempimento si trasforma in una complicazione in termini di tempistiche e di spese. Qualche esempio? Per la richiesta dell’occupazione degli spazi pubblici per otto tavolini ci sono voluti mesi, e sollecitazioni su sollecitazioni. Abbiamo rischiato di non averla per tutta l’estate, avrebbe voluto dire chiudere. Per realizzare un bagno, con tanto di antibagno, per i disabili sono serviti più di quattro mila euro. Insomma un’odissea che spaventerebbe chiunque».

«Il nostro paese non ci aiuta, le istituzioni ci voltano le spalle, gli uffici sembrano voler complicare ciò che è già un gran grattacapo. Per riuscire in questa impresa bisogna essere un po’ folli e credere fortemente nei sogni».