Il malato si alza e si accende una spia, corpetti per diagnosi h24: la sanità cambia

La tecnologia si scatena non solo in ospedale: al Centro Chirurgico tante soluzioni innovative. Misurazione dei parametri vitali continua, impronte digitali all'ingresso

Il centro chirurgico toscano

Il centro chirurgico toscano

Arezzo, 11 novembre 2018 - Appena si alzano dal letto si accende una spia nella stanza degli infermieri: e una voce risuona a ridosso del letto, «attento ad alzarti». E’ la tecnologia, bellezza. Una tecnologia che a cavallo della fantasia e dell’ingegno si fa sotto anche al capezzale dei pazienti. Succede al San Donato, dove i reparti viaggiano verso la loro dimensione 2.0. Ma succede anche nel polo privato della sanità: il centro chirurgico toscano, gigante del settore.

Esempio? «Sotto il materasso – spiega il responsabile Stefano Tenti – c’è un tappetino, quando il paziente si alza il peso si alleggerisce e questo fa scattare l’allarme». Prigionieri? No, è pensato per quegli anziani, magari operati, che alzandosi di scatto specie la notte possono farsi del male. Niente barriere, ancora più pericolose, e sotto con la tecnologia. E non solo per evitare gli scatti dal letto.

Uno dei gioielli di famiglia è l’apparecchiatura per monitorare i pazienti in tempo reale. Di famiglia, letteralmente: perché a inventarla e brevettarla è stata Cristiana, la figlia di Stefano Tenti, ingegnere elettronico di ritorno dalla California. «E’ un kit leggerissimo che misura i parametri vitali: e che in caso di problema torna a far scattare l’allarme dagli infermieri o dai medici». Pressione, respirazione, battito cardiaco: un’eventuale anomalia può portare a brutte sorprese, accorgersene prima riduce il rischio. E in più certi «brividi» ospedalieri, quelli legati alle infezioni.

«La tecnologia – insiste Tenti – aiuta a vivere meglio anche la fase di ospedalizzazione». Le cartelle sono ormai tutte elettroniche, il vecchio diagramma in fondo al letto figura ormai solo nei vecchi film. E qui si va oltre. «All’ingresso oltre al nome e al cognome prendiamo anche le impronte digitali del paziente».

Un po’ per rintracciarli in caso di sorprese. E un po’ aiuta nel decorso ospedaliero. «All’inizio dell’operazione passano il polpastrello in un punto ad hoc: fanno lo stesso al ritorno in camera. A quel punto è direttamente l’elettronica a ad avvisarti dopo due ore, ad esempio per l’esame dell’emocromo».

Computer al posto degli infermieri? «No, ne assumiamo continuamente. Però la tecnologia aiuta a lavorare meglio». Ma non sempre i supporti sono così avanzati. La prova? Se devi operare un ginocchio, lo specialista di turno «firma» quello destinato a finire sotto ai ferri con un pennarello. Non sarà tecnologico ma è colorato ed evidente: e ti blocca nell’errore, perfino più di una spia elettronica.