Il grande futuro è lì, dietro le spalle: i pionieri "Mio padre era tra i 14 che aprirono la strada"

Marcantoni, la prima bottega antiquaria in piazza Grande e nella culla del mobile antico. E Bruschi a ideare e ricucire i due eventi

di Alberto Pierini

"Sì, c’era anche mio padre alla prima edizione del mobile antico". Adriano Marcantoni del babbo Ruggero ha una splendida foto, che ovviamente campeggia nella bottega che ancora resiste nel tempo. "Ma è sempre più difficile" commenta il figlio: intorno a quella bottega la piazza e la città sono cambiate, cambiate nel profondo. Ed è solo lì dentro che il "metaverso" sembra non fare breccia. La prima bottega antiquaria di piazza Grande. "Credo l’avesse aperta nel 1956" spiega indicando la foto alla parete Cioè prima che Ivan Bruschi aprisse la sua di San Francesco, lo scrigno le cui impronte restano, grazie a Casa Bruschi: la memoria della città del pioniere. Pioniere della Fiera ma pioniere anche della mostra del mobile antico.

L’aveva messa in piedi insieme a Giulio Stanganini ben prima di quel giugno 1968 in cui l’Antiquaria prese il largo. Cinque anni prima. Due idee apparentemente opposte ma figlie dello stesso albero. Da una parte la ricerca antiquaria, la trouvaille, l’abilità di pescare gioielli tra mille altri oggetti di poco valore e di farlo quindi a buon mercato.

Dall’altra, ed eccoci a Cortona, l’antiquariato di nicchia, gli expertise che precedono le opere, la garanzia senza se e senza ma dell’autenticità dei pezzi. Solo Bruschi avrebbe potuto radicare nel tempo due eventi "così vicini così lontani", due veri e propri separati in culla: e dargli una straordinaria continuità, perfino oltre la sua vita. Merito anche di tanti protagonisti che lo affiancarono. Nel suo piccolo anche Ruggero, a lungo il decano degli antiquari.

Era uno dei magnifici 14 alla prima edizione della mostra di Cortona. Gli altri? Iolanda Tosi di Abbadia di Montepulciano, Renato Mastriforti, Cesare Sisi, Antonio Carmignani tutti di Città di Castello, Renato Bigazzi e Cesare Rachini, Giuliana Camilletti, Elim Castellani, Paolo Poccetti, naturalmente Giulio Stanganini, Agostino e Franco Billi, la Ditta B.R.A.L. e Armando Rossi, tutti di Cortona.

Nomi che agli antiquari più stagionati aprono fior di link. "Ma allora era tutto diverso: il babbo metteva a disposizione degli oggetti e poi erano hostess o operatrici ad occuparsi delle vendite". Ruggero viaggiava quasi quanto Bruschi ma solo in Italia. Se non altro perché non aveva la patente e quindi doveva affidarsi al suo amico Barbagli, da cui si faceva scorrazzare. "Non vedeva l’ora che diventassi maggiorenne per farsi aiutare nei viaggi" conferma Adriano.

E forse anche questo ha inciso nel fargli seguire le orme paterne. Che era nato come apprendista fabbro negli anni ’30, nella bottega dell’anarchico Turchini. E proprio perché il titolare era impegnato in politica, lui lo sostituiva spesso in bottega. E trovando una spinta in più ad imparare sempre meglio il mestiere. Il "fabbrino", era il suo soprannome nel ricordo del primo mestiere, avrebbe vissuto sempre nella piazza uscio e bottega: la casa sopra le Logge e il negozio esattamente davanti.

A parte i suoi viaggi per reperire occasioni e le sue trasferte, come quella a Cortona. Cortona che in prima battuta non prese bene l’invenzione della Fiera antiquaria aretina. Per qualche mese fioccarono lettere e proteste, qualcuno gridò alla concorrenza sleale del capoluogo: e maestro Bruschi, pioniere di tutti e due, si ritrovò al centro della bufera. Ma dietro i suoi modi delicati e pacatissimi. il fondatore aveva le spalle grosse. E una volontà di ferro, ogni volta che valutava di essere nel giusto. E tenne duro.

Regalando ai due eventi un grande futuro dietro le sue spalle forti. E facendo dell’antiquariato un motore in più, tra la straordinaria galleria di Cortona e il carosello dei banchi nel centro di Arezzo. E i negozi che ieri più di oggi fiorirono sia ad Arezzo che a Cortona. Sull’abbrivio di "Fabbrino" e della sua bottega.