Il borgo dei mercatini tiene Il duetto con l’Antiquaria

Partiti i banchi tirolesi ma il resto del percorso resta in piedi fino all’8 gennaio. E nel weekend si affianca alla Fiera che ritrova il suo posto in piazza Grande

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di Alberto Pierini

Il mercatino tirolese non c’è più: e lì dove per giorni oltre un milione di visitatori si è precipitato da mezza Italia tornano i banchi della Fiera. Lei, sua maestà l’Antiquaria. Spodestata a dicembre, anche se comunque sempre forte sul resto del percorso, si riprende di slancio il suo trono. Indiscutibile: lo detiene dal giugno del 1968, lo rimette in palio due giorni al mese tutti i mesi. E ogni volta conferma una capacità di richiamo sui visitatori perfino a sorpresa e che negli ultimi due anni si è andata rafforzando, sotto la spinta della Fondazione Intour. Anche se di contraddizioni da superare e nodi da sciogliere ne restano parecchi.

Ma stavolta è una staffetta dal sapore profondo. Perché fa della Fiera, come spesso avviene a gennaio, la moltiplica tra le pareti della Città di Natale. Un richiamo che si incrocia con i fedelissimi dei mercatini. O forse più che altro l’incrocio di due scenari. Chi ogni mese cerca il fascino del tempo tra i banchi del centro. E chi ogni anno insegue il brivido del Natale e forse insieme quello di un passato nel quale rifugiarsi. Due atmosfere diverse, entrambi capaci di dare del tu al tempo. Un fil rouge da seguire con cura tra i viali e i vicoli di questo fine settimana.

Ricchissimo, come sempre. E probabilmente capace di intercettare comunque un buon pubblico. I pullman del mercato tirolese spengono i motori? Però li riaccendono quelli della Fiera, in un’edizione rischiosa, come tutte quelle che si accavallano al Capodanno, ma promettente.

E restano accesi i motori del Natale. Al Prato niente si smonta, niente si chiude. Fino ad un anno fa perdeva il tendone della Lego, che però stavolta, e con grande successo, si è trasferita a San Francesco, pronta a riaprire per la Befana. E così il colpo d’occhio del parco storico rimarrà quello che conosciamo ormai dalla metà di novembre. Tutte le 28 casine dei sapori locali o comunque nazionali aperte, dalla gastronomia all’oggettistica. In funzione la ruota panoramica, l’attrazione madre della Città di Natale. Aperto il planetario, il trenino di Natale per le foto, i giochi. Aperta la Fortezza, con i suoi elfi e i suoi plastici in fondo al viale illuminato da mille stelle che attraversa il Prato.

E aperti, dall’altro lato del centro, i mercatini tradizionali di San Jacopo e Risorgimento. Anche qui c’è un trenino, una delle novità del Corso basso. Ma soprattutto ci sono i banchi che viaggiano verso un rinnovamento della merceologia, pur conservando quella tipica da regalo, o da acquisto personale, che li connota da sempre.

Con un aumento di gastronomia, il traino delle vendite, e il debutto della somministrazione. E restano in giro per il percorso le attrazioni volanti: esibizioni, zampognari, equilibristi del Natale. Tutti quelli ai quali i visitatori avvicinano dopo aver sciamato in giro per il reticolo di strade, dopo essersi divisa tra gli appassionati di una proposta e quelli di un’altra.

Lo spettacolo, si sa, non solo va avanti comunque ma spesso accomuna, aggrega le comitive e le famiglie, spinge a guardare tutti nella stessa direzione: fosse anche la cima di Palazzo Cavallo, per avvistare i Babbi Natale che si calano dalle mura o le risalgono. Mentre intorno alle 17 in punto tornano ad accendersi non solo le luci di Natale ma anche il carosello di colori che quelle mura le trasformano secondo effetti che piazza Grande conosce bene.

Dalla metà di novembre i turisti si sono messi ad aspettare l’accensione, salutandola con un applauso. Sorta di standing ovation alla Città di Natale che ha cambiato il centro, girando la boa di un futuro ancora da scoprire.