I segreti di Torre Belfiore Ecco l’antica cinta muraria

Portate alla luce quattro torrette e diversi vani. Presto nuovi scavi: gli esperti dicono che all’interno potrebbero esserci reperti risalenti all’epoca bizantina

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di Sara Trapani

Una cinta muraria con quattro torrette agli angoli ed un’ articolata serie di vani interni dei quali si conservano in alzato le strutture in pietra con soglie e stipiti delle relative aperture, mentre al centro svetta, bellissima, la Torre di Belfiore. È questo il risultato delle indagini di archeologia preventiva condotte proprio in occasione dei lavori di consolidamento e valorizzazione della torre stessa, ubicata nel territorio del Comune di Capolona. Un intervento importante che ha consentito di mettere in luce parte dell’omonimo castello, finora conosciuto solo attraverso documenti d’archivio, del quale erano visibili allo stato di rudere una torre, un paramento murario e una torretta angolare.

Il castello sarebbe infatti stato menzionato per la prima volta in un diploma di Federico I del 25 giugno 1161, che lo assegna all’abbazia di San Gennaro a Capolona, ed è esplicitamente citato nel 1385, quando, dopo che era stato ceduto a Firenze il 26 marzo, la Repubblica fiorentina vi invia i suoi ispettori che lo descrivono come "un castello con una torre".

Il sito però pare nascondere al suo interno tesori ancora più antichi tanto che tutti gli attori in campo sperano di riprendere le indagini il prima possibile. Sembra infatti che all’interno delle mura, sotto uno o due metri, i locali potrebbero racchiudere reperti risalenti all’età bizantina. Adesso però, dopo questa straordinaria scoperta, il primo passo che l’amministrazione comunale ha deciso di portare avanti è quello di consolidare e mettere in sicurezza la cinta muraria in modo da poter permettere ai cittadini di visitare il sito esternamente.

In primavera le visite potranno essere fatte anche all’interno. L’indagine, effettuata a più riprese dall’ottobre 2021 all’agosto 2022, è stata finanziata sia con fondi del Gal Consorzio Appennino Aretino che con fondi propri dell’ amministrazione comunale, è stato progettato e diretto dall’architetto Antonio Bennati. La sorveglianza e lo scavo archeologico sono stati condotti dalla Cooperativa Laboratori Archeologici San Gallo di Firenze, nelle persone del dottor Riccardo Bargiacchi e del dottor Dimitri Pizzuto,con la direzione scientifica della dottoressa Ada Salvi della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

Ricco di storia e bellezze il territorio casentinese continua quindi a sorprenderci ancora una volta.