I maestri orafi e argentieri d'Italia nell'archivio Bulgari restaurato dall'Università

Praticamente l'anagrafe dei "maestri" artigiani dal Trecento all'Ottocento: punzoni, bolli, lastre fotografiche, disegni, schede della collezione di Costantino Bulgari. I documenti toscani regalati all'ateneo da Giovanni Raspini

Archivio Bulgari

Archivio Bulgari

Arezzo 20 luglio 2019 - Sono in un piccolo punzone le firme dei maestri argentieri dall’antichità ad oggi, un “marchio di fabbrica” per identificare l’autore ma impedire la contraffazione. Leoni, corone, teste di donna, aquile reali, iniziali. Nel tempo sono diventati l’anagrafe di tanti maestri argentieri e orafi altrimenti dimenticati. Una fonte preziosa per gli studiosi, per gli orafi e gli argentieri ma anche e soprattutto per il mercato antiquario. E l’archivio che raccoglie tutti i bolli, i punzoni, le foto e i disegni di queste “firme” storiche non poteva che essere ad Arezzo grazie alla donazione che la figlia del gioielliere Costantino Bulgari, Anna Bulgari Calissoni, ha fatto al Dipartimento aretino dell’Università di Siena.

Un archivio catalogato, digitalizzato, pubblicato online su www.labor.unisi.it, restaurato e messo in sicurezza dal laboratorio di storia e tecnica dell’oreficeria di Arezzo. Un recupero presentato da Paolo Torriti, direttore scientifico del progetto e del master sul gioiello, dalla restauratrice Cristina Merelli e dagli sponsor, tra i quali Giovanni Raspini (che da parte sua ha donato la parte mancante dell’archivi Bulgari, quella relativa agli argentieri toscani, oltre alla sua biblioteca privata con il fratello Luca), Quadrifoglio e Mariella Bertoneri. Migliaia di schede cartacee scritte a macchina dai collaboratori di Bulgari, oggetti in argento disegnati dai suoi designer, circa 2300 negativi di foto su lastra vitrea, migliaia di bolli, matrici e calchi in gesso, costituiscono l’anagrafe, di orafi e argentieri italiani e di Malta dal Trecento all’Ottocento.

Tutto frutto delle ricerche e delle campagne fotografiche condotte dalla fine del 1940 fino agli anni Settanta da Costantino Bulgari, studioso e collezionista di oreficeria, figlio del maestro argentiere greco Sotiris Voulgaris fondatore della Bvlgari, e che con il fratello Giorgio ha fatto “volare” l’azienda e il marchio. Materiale arrivato all’Università nel 2018 e affidato a Cristina Merelli, restauratrice-conservatrice di materiale cartaceo e fotografico, sotto la direzione scientifica di Paolo Torriti, docente di Storia dell’arte moderna e direttore del Master in storia, design e marketing del gioiello e responsabile dello stesso Lab.or. I danni più evidenti erano legati alla cattiva conservazione, da graffette arrugginite, alla reazione chimica provocata da cartelle invecchiate. Ora tutto conservato in contenitori idonei. Un archivio di cui finora solo il 5 per cento era stato pubblicato. “Noi argentieri stiamo continuando a fare quello che si faceva da secoli - spiega Raspini - e ancora oggi il punzone è il nostro certificato di identità”.