I cani entrano in Hospice per aiutare infermieri e medici a fare pet therapy

Dopo il corso di formazione l'esperienza sarà estesa anche ai pazienti. Ma intanto nella palazzina delle cure palliative gli amici a quattro zampe possono già fare visita ai loro padroni. Progetto finanziato dal Calcit

PetTherapy

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Arezzo 16 ottobre 2018 - Entrano i cani all’Hospice dell’ospedale del San Donato, la struttura ospitata nella palazzina del Calcit, voluta dal Calcit, diretta da dottor Maurizi dove si curano i malati cronici o terminali. Una vera e propria casa, dove i pazienti possono essere accompagnati e accudito dai propri familiari oltre che da uno staff di infermieri e medici che ogni giorno prendono per mano i pazienti e i loro parenti in un momento difficile del loro percorso sanitario. E’ pensata proprio per loro, per gli operatori sanitari, la presenza dei dolcissimi cani dell’associazione Gaia, altra attività voluta e finanziata dal Calcit, protagonisti della Pet Therapy. Un corso di formazione appena avviato permetterà a medici e infermieri di imparare a relazionarsi con le bestiole, farci amicizia, e incontrare nei momenti in cui c’è bisogno di scaricare lo stress di un lavoro impegnativo e delicato come quello dell’Hospice. Saranno proprio cani ad aiutare ad alleviare lo stress psicofisico ed emotivo di un lavoro che mette a dura prova la sfera emotiva del personale. Una esperienza che da febbraio verrà estesa anche ai pazienti, i cani potranno entrare nelle camere di chi vorrà la loro compagnia mentre è già previsto in Hospice per i pazienti proprietaril di cani di ricevere le visite dei loro amici animali.

All’Hospice lavorano 22 persone tra medici, infermieri e ausiliari socio-sanitari. Per la Pet Therapy vengono divisi in gruppi e sono previste attività di tipo ludico-ricreativo di socializzazione, per promuovere il miglioramento della qualità della vita e la corretta interazione uomo-animale. Per il progetto saranno impiegati otto cani. Accedono all’Hospice in base ad un protocollo sanitario scrupoloso. In una cartella clinica vidimata dal medico veterinario, vengono riportate le informazioni sull’esame clinico e gli esiti di tutti i controlli sanitari fatti e prima di ogni incontro i cani vengono puliti, spazzolati, controllati per evitare la presenza di parassiti.

“Una vera e propria medicina integrata - ha spiegato Pierdomenico Maurizi, responsabile cure palliative - fitoterapia, omeopatia, agopuntura, pet therapy, medicina narrativa: sono tutte cose che, applicate in modo singolo hanno un certo livello di efficacia, ma integrate tra di loro e personalizzate in base al singolo paziente, hanno un’efficacia maggiore. Gli operatori delle cure palliative hanno a che fare, in modo forte, con la morte. Pur essendo dei professionisti, si portano a casa un carico di emozioni negative che si possono ripercuotere sulla loro vita quotidiana e sulla salute. La Pet Therapy è uno strumento per curare e alleviare gli stress accumulati, ma anche di prevenirli. Per questo abbiamo deciso di partire con questo progetto”.

“Non esistono i cani da Pet-Therapy ma solo cani, anche non di razza, preparati e pronti per questa missione – ha spiegato Elena Bisconti, presidente dell’associazione Gaia - solo una volta valutate le qualità del nostro operatore a quattro zampe, si può dare inizio al programma di preparazione specifico, che consisterà inizialmente nell’accompagnare, fra le altre cose, il cane nella conoscenza della vita urbana (macchine, autobus, persone di diverse etnie, altri animali, ecc.), fino ad arrivare alla coscienza dei luoghi specifici dove si andrà a prestare servizio (ospedali, case di riposo, ambulanze, carrozzine, stanze attrezzate per il ricovero dei malati). Passando per il successivo step dell’istruzione alle classiche richieste, quali ‘seduto’, ‘terra’, ‘vieni’, ed il guinzaglio, si arriverà alla parte di addestramento con finti pazienti. Dopo il percorso, la coppia cane-coadiutore dovrà affrontare un esame teorico-pratico con una commissione che ne valuti liIdoneità agli interventi assistiti con animali. Ai nostri preziosi amici è richiesto, nei momenti della seduta, un notevole livello di concentrazione che talvolta può essere fonte di stress. Per questo gli dedichiamo molte ore di svago dopo gli interventi e li coinvolgiamo in attività che loro amano”.

“Abbiamo iniziato la scorsa settimana e siamo davvero felici di fare questa esperienza – raccontano gli infermieri Tiziana Valenti e Lorenzo Boriosi – ci è stato spiegato il programma che seguiremo, gli obiettivi del progetto e abbiamo conosciuto due jack russel, Bombolo ed Eloise. Siamo sicuri che la loro presenza, il tipo di attività che faremo con loro e con l’associazione Gaia, ci aiuterà ad abbassare i livelli di stress, a fare gruppo e a tirare fuori le emozioni che il nostro lavoro comporta. Personalmente ho un cane e due gatti a casa e so quanto riescano a rilassarmi con la loro semplice presenza”. “La relazione affettiva è parte integrante di una vera presa in cura e si esercita in molti modi, anche con i migliori amici dell’uomo, i cani – ha commentato Simona Dei, direttore sanitario Asl Toscana sud est - e quando i cani sono professionisti in materia, il risultato è garantito. Grazie a chi si apre con coraggio e innovazione a queste opportunità di miglioramento dei nostri servizi, soprattutto in ambiti così delicati. E’ intenzione della Asl portare questa attività in tutti gli hospice dell’Azienda e garantiremo continuità nelle varie strutture”. “Da oltre 10 anni sosteniamo il servizio di pet-therapy,  iniziato prima in oncologia, poi esteso alla radioterapia ed in alcune circostanze al servizio Scudo. Siamo pienamente convinti dei benefici che la pet-therapy abbia sui pazienti. Questo progetto  ci ha trovati immediatamente disponibili in quanto riteniamo che il benessere degli operatori ricada anche su quello dei pazienti” ha concluso Giancarlo Sassoli, presidente del Calcit.