Hotel dissequestrato, via ogni ombra di mafia

Tolti i sigilli alla struttura lungo la Libbia. Dopo anni la corte d’appello ha escluso ogni legame con infiltrazioni legate alla ’ndrangheta

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di Claudio Roselli

Tolto il sequestro all’Anghiari Residence, l’albergo che si trova lungo la provinciale Libbia ai piedi del paese e che in passato aveva avuto anche le denominazioni di Anghiari Hotel e, prima ancora, di Oliver Hotel.

Una struttura lungo la strada e molto conosciuta.

Come si ricorderà, nel maggio del 2017 vennero confiscati beni per un valore di oltre 10 milioni di euro, posseduti in tutta Europa, ai componenti di una famiglia origine calabrese, sospettati di essere sodali con associazioni mafiose; nella fattispecie, la ‘Ndrangheta.

Fra questi beni, era appunto compreso anche l’albergo di Anghiari, più volte citato anche nei vari convegni della commissione antimafia come esempio delle infiltrazioni nell’Aretino da parte della stessa ‘Ndrangheta.

La confisca era stata messa dal Tribunale di Latina, quale misura di prevenzione della lotta alla mafia.

Ebbene, la quarta sezione penale della Corte d’Appello di Roma, con decreto numero 582022, ha disposto il dissequestro e la revoca della confisca dell’albergo, come rende noto l’avvocato Lucio Massimo Zanelli, legale di uno dei soci della struttura assieme ai membri della famigli, attestando che i soggetti soci non solo non appartengono ad associazioni di stampo mafioso quali la ‘Ndrangheta, ma che non vi sono infiltrazioni di alcun tipo in provincia di Arezzo, almeno relativamente a loro.

Da ora, quindi, l’Anghiari Residence è perciò libero da ogni provvedimento dell’autorità giudiziaria, essendo state cancellate tutte le trascrizioni per ordine della Corte d’Appello di Roma. Trascrizioni che erano state eseguite per l’asserita, ma non provata collusione con la mafia calabrese.

Quando oltre cinque anni fa la vicenda venne alla luce, gli inquirenti avevano ipotizzato che l’albergo fosse stato acquistato con i proventi del narcotraffico gestito da un clan di ‘Ndrangheta, in base a un’attività di indagine partita dai carabinieri di Latina, che nell’ottobre del 2015 avevano emesso la misura cautelare in carcere nei confronti di due fratelli della famiglia calabrese per traffico internazionale di droga.

I soldi ricavati da questa attività sarebbero poi stati investiti attraverso operazioni fittizie e l’utilizzo delle cosiddette "teste di legno", divenute le titolari ufficiali di società, immobili, appartamenti e conti correnti. In questo lasso di tempo, l’attività dell’albergo è sempre andata avanti regolarmente e tutt’oggi c’è un affittuario che gestisce la struttura che sorge lungo la Libbia.

Nel periodo più delicato della pandemia era stato trasformato in albergo Covid, nel quale accogliere le persone dopo la ospedalizzazione.

E ora, l’Anghiari Residence non ha più alcun vincolo e può essere anche eventualmente messo in vendita e acquistato.