Hess, l’ombra di Hitler L’uomo più solo alle Fornaci

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Il 27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria e tante sono le iniziative pensate per ricordare anche nelle giornate precedenti. A Terranuova si parte stasera venerdì 20 gennaio alle 21,15, all’Auditorium Le Fornaci, con la messa in scena della nuovissima versione di "Hess", una pièce nella quale viene riprodotta la cella carceraria di Spandau, a Berlino, dove alla fine degli anni ’80 fu rinchiuso, in totale isolamento, Rudolf Hess, sodale e ombra di Hitler fin dagli esordi e figura emblematica del nazismo.

Con Hitler ha diviso la prigione, la stesura del Mein Kampf e la carriera fino a divenirne vice e successore designato. Rudolf Hess, misteriosamente e da solo, si paracadutò sulla Scozia nel 1941 per trattare una pace separata col governo britannico. Smentito da entrambi i fronti, fu internato in un manicomio inglese come pazzo. Rudolf Hess fu condannato, alla fine della II Guerra Mondiale, all’ergastolo e rinchiuso nel carcere berlinese di Spandau, di cui è stato ultimo "occupante" vivendovi in totale solitudine per oltre vent’anni.

Hess definito "L’uomo più solo del mondo", "Il carcerato più costoso della storia" e "Sua Signoria Imprigionata" ha condotto a Spandau una esistenza signorile e sinistra, tra leggende di presenze spettrali, pranzi raffinati, biblioteche nel parco allestite per lui. Rudolf Hess fu trovato morto il 17 agosto 1987, il giorno della sua scarcerazione. Aveva 93 anni e un cavo elettrico legato intorno alla gola. Fu cremato; i suoi resti dispersi per timore che la tomba divenisse teatro di raduni nazisti. Stessa sorte toccò al carcere di Spandau. Stessa sorte toccò ai segreti che, forse, portava in seno. Fin qui la Storia.

"Hess" è un testo di fantasia, un immaginario testamento elaborato secondo i principi dei Dieci Comandamenti nell’ultimo giorno di vita di Rudolf Hess.

Non dà risposte preconfezionate, non ‘prende posizione’ e non aiuta a prenderne. Non ci mette di fronte la macchietta del gerarca in uniforme dal piglio isterico e autoritario. Ci mette di fronte un vecchio amaro e dimesso, un debole, un vinto. E’un testo difficile perché è respingente, a tratti caustico, non cerca ‘approvazione’, sembra scritto con lo scopo di colpire lo spettatore, sferzarlo con passaggi che suonano quasi moralistici.