
"Grazie per essere qui con noi". L’omaggio dei parenti delle vittime
AREZZO
"Una delle pagine più tragiche della nostra storia". Ha gli occhi arrossati Marzia Mercantini mentre racconta la storia di suo zio, trucidato a soli vent’anni dalla violenza nazista. L’eccidio di San Polo ad Arezzo di ottanta anni fa continua a mantenersi vivo nei ricordi degli aretini e non solo.
Ieri è stata una giornata speciale perché a presenziare alla commemorazione della strage c’era una persona che con il suo gesto ha segnato la storia e ha dato ancora più senso a questo giorno.
Laura Ewert è la nipote del tenente colonnello tedesco Wolf Ewert che diede l’ordine di uccidere quelle 65 anime. Tra loro alcuni bambini e una donna incinta. I cittadini, e in particolare chi ha vissuto quel giorno sulla propria pelle e ne ha pagato le conseguenze, sono entusiasti per la presenza insolita. Le stringono le mani, l’abbracciano, si commuovono e lei dispensa parole d’affetto.
"È qui per ascoltare le vostre storie", commenta il giornalista Udo Gumpel. "Noi ci siamo salvati per miracolo – racconta un testimone – Quella mattina sentii sparare e mi affacciai fuori. Dall’altra parte vedemmo del fumo e alcune persone in fila. Furono le stesse che poco dopo vennero torturate, seviziate e da lì portate al Cippo dove sappiamo tutti cosa avvenne. Oggi è importante che lei sia qui".
Non riesce a contenere l’emozione Palmiro Severi dell’Associazione nazionale bersaglieri: "Mio padre ha portato via quello che restava dal luogo dell’eccidio, c’erano brandelli di carne attaccati agli alberi".
Con un attestato al valore dello zio Catalani Donato, il nipote mostra, tremando per la commozione, ciò che è rimasto del portafoglio, rinvenuto in cima ad un albero: "Sono contentissimo che questa ragazza si sia scusata", continua.
Marzia Mercantini ribadisce l’importanza della presenza di Ewert sul luogo della strage: "È un grande passo in avanti quello compiuto grazie al pentimento di questa donna, non lo dimenticheremo".
Un gesto riconosciuto e apprezzato da tutta la comunità. Un monito per il futuro.
Sofia Zuppa