Grandi strade, partenze nella gabbia d’asfalto Direttrice nord ko: gimkana E45, imbuto A1

Crac superstrada: 12 cantieri, decine di chilometri in corsia unica, percorsi di fortuna. In autosole caos fisso e code record a ogni incidente

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di Alberto Pierini

Eravamo l’ombelico del mondo, lo snodo attraverso il quale le grandi strade erano quasi costrette a passare, magari anche grazie all’"aiutino" della curva Fanfani. Ora quel mondo ci sta crollando addosso. Perché le strade restano grandi ma sono in ginocchio. E la partenza per il mare, ma anche per i monti, dell’estate 2021 altro non è che un percorso ad ostacoli: una gabbia d’asfalto. Le pagine più recenti sono quelle dell’autostrada: un grave incidente lunedì nel Valdarno fiorentino, un’auto in fiamme ieri a ridosso della Crocina. In entrambi i casi il traffico stramazza. Per gli effetti del blocco e anche perché è la goccia che fa traboccare il vaso. I lavori alla terza corsia tra Firenze Sud e Incisa ormai paralizzano anche nella normalità la circolazione. I problemi più a nord, verso Barberino, lo stesso.

E quel tratto in costruzione di 17,5 chilometri diventa una frustata che arriva tranquillamente fino ad Arezzo, che pure dalla terza corsia per ora è interessata solo da progetti a lungo termine. Una condizione annunciata durante l’inverno da chi quella strada la percorre da pendolare tutti i giorni. E che l’estate sta amplificando. Le partenze, anche senza mobilitare i grandi esodi di una volta, costringono le famiglie a viaggi senza certezze: sai più o meno quando parti, non sai quando arrivi.

Di là l’unica alternativa la E45, è entrata nella sua stagione peggiore. Colpa dei cantieri, sostengono all’Anas, e quindi segno di interventi in corso su tutta la direttrice dopo anni di toppe. Ma non basta a compensare quello che la superstrada sta inscenando in questi giorni.

Una strada cosiddetta veloce ma che percorri per buona parte del suo percorso ad una velocità di crociera tra i 30 e i 40 chilometri orari. Dodici cantieri contati, ed erano quindici, solo tra Sansepolcro e il primo ramo della Romagna. E ognuno di quei cantieri non è un tratto ai bordi di un viaggio: ma chilometri e chilometri di strada, fino a undici consecutivi di barriere e transenne. Da Sansepolcro parti e dopo un paio di chilometri su un asfalto praticamente perfetto è la fine.

Prima con un infinito percorso in corsia unica e con tutti i rischi del caso. Poi addirittura "espulso" dalla superstrada verso strade di fortuna. Tipo la vecchia Tiberina 3 Bis ove si fossero decisi a riassestarla. Auto e Tir in processione, senza possibilità di sorpasso. E il rischio che ogni imprevisto si trasformi in dramma: perché se non ci sono corsie di emergenza, se non ci sono margini di manovra, basta un guasto meccanico da nulla per bloccare tutti con le valigie e con gli ombrelloni.

Un incubo a cielo aperto, fatto di lavori troppe volte rimandati negli anni e che vengono tutti al pettine nello stesso momento. E d’estate, quando la strada è al servizio della sua vocazione più importante: ricucire l’interno con l’Adriatico, scodellare turisti sulle spiagge. E proprio nelle ore del weekend il quadro si complica, un’ulteriore chiusura all’altezza del Verghereto:lì dove la galleria è in eterna costruzione e la strada è rimasta chiusa in passato anni e anni con uscita obbligatoria verso il paese.

La direttrice nord collassata all’unisono, direbbe Verdone: le due grandi strade che in contemporanea perdono il filo di un collegamento veloce. Non solo tra Arezzo e il resto del mondo ma tra le due metà dell’Italia. Spezzate sull’Appennino, dalle dorsali che dalla Toscana guardano verso la Romagna e il nord. Resta l’Adriatica, congestionata d’estate di suo e comunque incapace di garantire lo stesso servizio di collegamento delle "cugine". E noi in mezzo, ombelico in cerca d’autore.