Gli orfani della Fiera: "Chiusi senza motivo"

La terza edizione cancellata dell’anno. Orsolini: "Nel decreto Conte non eravamo compresi". Chierici: "Prepariamoci a rilanciarla"

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di Alberto Pierini

E’ il giorno della Fiera che non c’è. Se il mondo non si fosse rovesciato oggi il centro avrebbe accolto il solito, rassicurante circuito dei banchi. "Ma non dipende solo dal virus: c’è una lettura del decreto Conte che non va bene". Elena Orsolini è una delle espositrici della Fiera: arriva da Firenze, ha sempre preferito passare dalla spunta invece che diventare titolare. E così quando c’è posto di banchi ne prende addirittura due. "Ci siamo sentiti con altri colleghi. Il nostro codice Ateco non è uno di quelli che doveva essere fermato. Questo è un mercato antiquario,non una Fiera: e allora dovrebbero mettere in discussione anche il mercato del sabato".

Non lei, non ha intenzione di sparare alzo zero sui colleghi di disavventura. Perché alla fine si sentono un po’ tutti sulla stessa barca: che purtroppo fa acqua da tutte le parti.

Anche se Arezzo non è tra le piazze più penalizzate. Aveva tenuto aperta la Fiera perfino a marzo, poche ore prima del lockdown. Ed era stata anche la prima in Italia a ripartire, a giugno,poche ore dopo l’allentamento della morsa che divideva le regioni l’una dall’altra. E durante l’estate aveva trovato anche il modo di tornare in centro. Quella di oggi avrebbe dovuto essere la prima edizione davvero "normale", essendo stata quella di ottobre ancora ad ostacoli per via dei seggi elettorali, E invece tutti fermi.

"Ma non tutti – insiste Elena – c’è stata l’edizione dei Ciompi a Firenze". Che però era la domenica che aveva preceduto l’entrata in vigore del decreto. "E comunque ci sono state Pisa e Genova". Sa anche lei che l’elenco di quelle cancellate sarebbe probabilmente più lungo di quelle che si salvano. Ma guarda alle altre. "Fa male essere penalizzati per una lettura contraria e secondo me sbagliata del decreto". Le ragioni della sicurezza, emerse al tavolo della prefettura, probabilmente avrebbero comunque abbassato il pollice sulla manifestazione. "Il decreto è ambiguo ma la scelta è stata fatta per motivi sanitari" si limita a commentare il nuovo assessore alle attività produttive Simone Chierici. Forse sognava un debutto diverso da quello che sta avvenendo. Ma prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo.

"L’importante è uscire da questa fase di emergenza pronti a rilanciare la manifestazione come merita: è una delle grandi ricchezze aretine e va tutelata fino in fondo". Il tema, dice, è allo studio anche della Fondazione Intour, il cui presidente "a vita" Marcello Comanducci ha guidato le sorti dell’Antiquaria fino alle dimissioni di pochi mesi fa. Tra i nodi c’è quello del bando: gli espositori si sono ormai ridotti, quelli effettivi non arrivano a duecento e senza innesti forti la manifestazione rischia seriamente do perdere i pezzi. E di farsi male, perfino più di quanto non le faccia il Covid.