Giostra, rabbia maestro di campo: "Troppi disturbi, corriamo ai ripari"

Lisandrelli: "Pochi sciupano tutto". E il futuro? "Speriamo di non essere costretti a tenere tutti i figuranti lontani". "Chi è stato espulso non si è comportato bene"

Il maestro di campo Lisandrelli

Il maestro di campo Lisandrelli

Arezzo, 25 giugno 2019 - Polso fermo e dialogo. Anche nella Giostra più difficile delle dieci fin qui gestite da maestro di campo. Ferdinando Lisandrelli non si nega alle domande dopo l’edizione in notturna caratterizzata dalla ripetizione della carriera di Gabriele Innocenti per l’evidente disturbo dei figuranti di Porta Santo Spirito. La seconda consecutiva dopo quella del settembre scorso di Elia Cicerchia, danneggiato da Porta Sant’Andrea.

Un campanello d’allarme sulla regolarità del Saracino e anche sulla sua sicurezza, visto che tentare di impaurire un cavallo al pieno galoppo può scatenare reazioni imprevedibili con possibili conseguenze fisiche per l’animale e chi lo monta. Solo per fortuna, è davvero il caso di dirlo, sia Cicerchia sia Innocenti sono riusciti a non perdere il controllo del cavallo a pochi metri dal Buratto. Carriera danneggiata, Giostra fortunata: chi subisce i disturbi poi vince. Ma così non si può andare avanti.

Lisandrelli, che Giostra è stata quella di sabato? «Sicuramente la più adrenalinica tra quelle che mi sono capitate, fin da prima dell’inizio. L’incertezza legata al maltempo, il corteo saltato, la lizza bagnata hanno contribuito a creare un’atmosfera particolarmente complicata».

Già, la lizza era fangosa perché si era deciso di scoprirla poco prima che iniziasse a piovere. Un problema in più da gestire... «Non conosco i motivi della decisione che non spetta a me. Ma abbiamo fatto diversi test e la lizza era più soffice ma comunque sicura, senza pericoli per cavalli e giostratori».

Entrerà nelle statistiche, nessun maestro aveva fatto ripetere due carriere per i disturbi.​ La cosiddetta ‘cultura di Giostra’ ne esce con le ossa rotte, è d’accordo? «Assolutamente sì. Ho sempre pensato che chi indossa un costume ha l’onore di rappresentare non solo se stesso e il quartiere ma anche tutta la città. Chi si comporta così non ha compreso lo spirito della manifestazione. Bastano poche persone per sciupare tutto, ma sono convinto che i quartieri daranno un segnale importante, un’opera di persuasione per evitare altre situazioni di questo tipo».

Dal suo punto di vista si può cambiare qualcosa per dare più sicurezza al Saracino? «La nostra manifestazione è l’unica in cui i figuranti sono a contatto diretto con i contendenti, in tutte le altre si accomodano in tribuna. Mi dispiacerebbe se un giorno succedesse anche ad Arezzo: credo che la presenza dei figuranti in piazza rappresenti un valore aggiunto della Giostra. Ho fiducia che gli episodi che sono avvenuti valgano come una lezione per il futuro».

È stato costretto ad allontanare ben sei figuranti: quattro di Santo Spirito, uno di Porta del Foro e uno di Sant’Andrea. Qualcuno si professa innocente... «Le posso garantire che, con i collaboratori, non abbiamo scelto a caso nel mucchio: chi è stato accompagnato fuori non si è comportato sicuramente bene. Ammetto che qualcuno potrebbe esserci sfuggito perché con cinquanta persone a quartiere e molti costumi uguali non è così facile orientarsi. Anche perché c’è una gara da tutelare e non si può rimanere fermi più di tanto. Per settembre vorrei dare più potere ai miei coadiutori per riuscire a individuare ed espellere più puntualmente coloro che si mettono fuori dalle regole».

Il suo approccio è da sempre legato al dialogo. Anche sabato l’abbiamo vista parlare moltissimo con capitani e altre figure. È una scelta che paga? «Credo che in certe situazioni, spiegare le proprie decisioni, sempre prese nell’interesse della regolarità della Giostra, sia il modo migliore per stemperare la tensione. L’ho ereditato dalla mia lunga esperienza da arbitro di calcio: parlare non significa mai cercare lo scontro ma semplicemente avere un rapporto chiaro e diretto con tutti».