Giordini: un po’ meglio che a Caporetto. La ricetta Mugnai

Giordana Giordini, presidente di Federorafi Arezzo (la leader nazionale è Ivana Ciabatti di Italpreziosi) prova a scherzarci sopra: due mesi fa eravamo a Caporetti, ora va un po’ meglio, anche se siamo sempre nel mezzo della bufera. Eh sì, perchè nel frattempo, come spiega Giordini, il nero uniforme di maggio è diventato un colore a macchia di leopardo. Qualcuno è riuscito ad acchiappare una commessa e se tiene stretta finchè dura, qualcuno ha ottenuto un contratto negli Stati Uniti (specie sul canale delle televendite), qualcun altro riesce incredibilmente a lavorare sul mercato italiano, che è in coma da ben prima del Covid.

Nel complesso, però, sono eccezioni di un quadro che volge visibilmente alla burrasca, tempesta che è tanto più tangibile nel mentre altri settori della manifattura aretina, come la moda, danno timidi segnali di risveglio. Prada, tanto per dire del gigante del distretto del lusso, sta riassorbendo gli ultimi 600 cassintegrati. Se gli ordinativi dal mercato cinese, che è un punto di forza, mentre i gioielli passano attraverso la porta bloccata di Hong Kong, la grande aziende potrebbe presto tornare al pieno regime dei suoi 3 mila occupati.

"Noi invece -riflette a voce alta Giordana Giordini - restiamo il settore più colpito dal Covid. In Toscana e probabilmente anche in Italia". Ne è convinto anche Alessandro Mugnai, segretario generale della Cgil, che invoca un tavolo provinciale, già richiesto in prefettura.

"Un’emergenza così - spiega - non può essere affrontato in ordine sparso, serve una sinergia di distretto, magari una virata della produzione verso trend diversi dal passato. Sarebbe utile, ad esempio, una collaborazione più stretta col settore moda. Quelli che realizzano accessori per conto dei giganti del lusso, anche se sono d’argento o solo placcati in oro, sono fra i primi che riescono a lavorare".

Quanto a Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio, anche lui invoca provvedimento straordinari e spera in aiuti concreti che arrivino dal governo. Il momento è buio e la traversata nel deserto non è ancora finita. Tanto che da fonti confindustriali si segnala come gli investimenti stiano rallentando, con un effetto sulla produzione che si vedrà solo fra qualche mese, magari nel 2021.