Geovision, Carboni dal Gip dopo la condanna sul caso P3: con lui anche Mureddu

Qui il faccendiere è accusato di riciclaggio: al centro l'azienda di imballaggi di Badia al Pino, fallita dopo essere stata il perno di una frode carosello multimilionaria a Perugia

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Arezzo, 18 marzo 2018 - Non ha fatto neppure in tempo ad incassare una condanna (sei anni e sei mesi al tribunale di Roma per l’associazione segreta P3) che è di nuovo sotto processo. Eh sì, è faticoso di questi tempi il mestiere del faccendiere, specie se è uno che ha confidenza coi grandi segreti d’Italia degli ultimi trent’anni, dalla morte del banchiere Calvi in poi. Ne sa qualcosa Flavio Carboni, tenebrosa figura di raccordo fra alcuni degli affaires più oscuri della repubblica, che giovedì torna davanti a un Gip, stavolta l’aretino Giampiero Borraccia, dinanzi al quale deve rispondere di riciclaggio.

Insieme a un’allegra combriccola di coimputati fra i quali si distinguono l’allievo prediletto, Valeriano Mureddu (accusato anche di bancarotta fraudolenta), sedicenti agenti segreti, templari e altri personaggi comunque discussi. Il caso è quello della Geovision, sconosciuta e un po’ misteriosa azienda di imballaggi di Badia al Pino, fallita dopo essere stata il perno di una frode carosello multimilionaria a Perugia.

LÌ, appunto, all’inizio di marzo, si è celebrata l’ultima puntata della saga, con un’altra udienza preliminare, stavolta per l’inchiesta dell’Agenzia delle Dogane umbra sulla frode carosello, con la quale sarebbe stata creata una provvista da una ventinai di milioni, poi riutilizzata per dare l’assalto a una serie di aziende in crisi ma passibili di risanamento (affari potenziali, insomma) e persino all’Arezzo Calcio dell’epoca Ferretti.

Oltrechè per una raffica di bonifici (valore quasi un milione) nei conti personali di Laura Stenu Concas, la moglie di Carboni. L’attesa generale è che il Gup Carla Giangamboni si dichiarasse incompetente e passasse le carte ad Arezzo, dove si procede per il riciclaggio. Invece il giudice si è tenuta il caso e ha rinviato al 19 giugno per la celerazione dell’udienza.

Il che, sia detto fra parentesi, non cambia niente per Carboni (imputato solo davanti a Borraccia) ma complica il procedimento, che adesso viaggia su due binari paralleli, per gli altri. Mureddu, ad esempio, diventato famoso a gennaio 2016 quando raccontò di aver accompagnato Pierluigi Boschi proprio da Carboni, potrà tentare di dimostrare a Perugia che non era l’amministratore di fatto di Geovision e Vertigo, le due società della frode carosello, rendendo vano quello che è il presupposto dell’indagine aretina, coordinata dal procuratore Roberto Rossi e svolta dal pool reati economici, col Pm Andrea Claudiani grande accusatore in aula.

Qui, fra l’altro, devono essere depositate per giovedì le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e ambientali su cui si basano le indagini. Dentro ci sono gli approcci alla Cantarelli e all’Arezzo, da cui il gruppo si defilò nel gennaio 2016, quando si accorse di avere gli inquirenti alle calcagna. Ci sono anche le registrazioni della cimice piazzata nella Mercedes di Mureddu, con lui che dettava i whatsapp vocali con cui avrebbe voluto sfuggire ai controlli.

L’aspirante faccendiere e il suo avvocato Francesca Pieri devono ancora decidere se chiedere riti abbreviati, per limitare i rischi di un’eventuale pena per bancarotta. Carboni invece sceglierà quasi certamente il rito ordinario.