Francesco Nenci, l'artista aretino strappato all'oblio

Nella monografia di Liletta Fornasari la vita, le opere, le committenze del pittore che rifiutò l'autoritratto agli Uffizi. Il suo "tesoro" conservato all'Accademia Petrarca

Autoritratto di Francesco Nenci

Autoritratto di Francesco Nenci

Arezzo 27 gennaio 2023 - Aveva cinquantaquattro anni quando scrisse la propria autobiografia nel 1836 durante un soggiorno nella sua Anghiari “per rendere giustizia alla propria storia di pittore” come giustificò lui stesso. Non sapeva che studiosi aretini gli avrebbero reso onore quasi cento anni dopo. Ai posteri Francesco Nenci ci è arrivato e lì resterà per  sempre con le sue opere grazie anche alla monografia che gli ha dedicato la storica dell’arte aretina Liletta Fornasari intitolata semplicemente  “Francesco Nenci” per la collana  sui maestri dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze curata da Sandro Bellesi e che verrà presentata venerdì 27 gennaio alle 17 all’Accademia fiorentina dall’autrice, da Carlo Sisi e da Stefano Casciu.  Il talento non riconosciuto e la mediocrità dilagante erano il suo cruccio, quello di un artista deluso da committenze mancate e speranze disattese, ombroso e propenso alla depressione nonostante fosse un nome  importante esponente della prima metà dell’Ottocento. Pittore, incisore, disegnatore, illustratore, di lui l’Accademia Petrarca di Arezzo conserva un vero tesoro tra disegni e carteggi, già catalogato dalla stessa Fornasari nel 2012,  che ora si è arricchito della collezione di  disegni e incisioni donata da Leda Perlini, vedova del noto antiquario e bibliofilo aretino Massimo Perlini.  Il volume della Fornasari ne ricostruisce nei dettagli la vita, le opere, le lettere, la fortuna e la sfortuna critica. Lui, allievo di Pietro Benvenuti, vincitore di premi e borse di studio che lo hanno visto lavorare nei più prestigiosi palazzi nobiliari senesi, fiorentini e romani da Palazzo Giuntini a Palazzo Chigi Zondadari, da Villa Bianchi Bandinelli a Villa di Poggio Imperiale, direttore dell’Istituto di belle arti a Siena, illustratore per prestigiosi editori, rifiutò persino di regalare il suo autoritratto agli Uffizi, rimasto a noi solo come bozzetto. Quel “silenzio calato” su un personaggio la cui famiglia ha vissuto  fino ai primi del Novecento in via Ricasoli, venne rotto per la prima volta da una mostra allestita nel sottochiesa di San Francesco ad Arezzo e a Palazzo Pretorio di Anghiari del 1987, curata da Ersilia Agnolucci, Donatella Pratesi e Mario Rotta.  Ora la prima monografia di un artista aretino nato nel 1782 ad Anghiari e morto nel 1850 a Siena, che meritava di essere rivalutato, che ha disegnato la Divina Commedia, l’Alfieri, le opere del Machiavelli e il Decamerone del Boccaccio, la tomba di Giuliano de’ Medici. Tra i suoi magnifici dipinti ricordiamo Zenobia tratta dalle acque del fiume Arasse all’Accademia di Brera, il Trionfo di Bacco a Palazzo Giuntini di Firenze, l’Ulisse a Palazzo Pitti. La ricerca minuziosa dell’autrice ci restituisce il panorama artistico ed editoriale  ottocentesco in cui trionfa l’amore per il classicismo e il culto della bellezza che vedrà affrescati i più importanti palazzi nobiliari. Nenci sarà insignito dal Granduca dell’Ordine del merito nel 1848, due anni prima di morire. Quello che ha lasciato alla storia dell’arte va ben oltre una onorificenza, anche se gli aretini fanno ancora fatica a riconoscerlo.