Forza Nuova apre la sede, 500 in piazza per protesta: ma senza disordini

La Cgil fa il servizio d'ordine interno alla manifestazione. I coristi cantano Bella Ciao: e un barista non fa il caffè a un militante neofascista. Poi arriva Roberto Fiore

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Arezzo, 20 maggio 2019 - Una manifestazione colorata, pacifica, capace di unire sensibilità e anime diverse del Valdarno antifascista. anni. In centinaia, sfidando maltempo e pioggia battente, hanno aderito all’appello per protestare l’apertura di una sede di Forza Nuova e Fiamma Tricolore a Montevarchi. Piazza Vittorio Veneto ha cominciato a riempirsi già assai prima dell’ora fissata delle 16, scelta perchè in contemporanea o quasi con l’inaugurazione del punto di ritrovo dei due movimenti di estrema destra in via Isidoro Del Lungo.

Due luoghi fisici a poche decine di metri, ma separati da un cordone imponente di polizia, carabinieri, finanza e vigili urbani, una muraglia invalicabile per impedire ogni possibile sconfinamento. E ha funzionato alla perfezione anche il servizio d’ordine affidato alla Cgil che, insieme all’Anpi, si era fatta garante con la questura per gli oltre 500 manifestanti convenuti sotto le mura del museo del Cassero.

Si contavano invece sulle punta delle dita i militanti della Fiamma e di Fn che hanno atteso più di un’ora Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, per l’ideale taglio del nastro. Arriverà alle 17,30 e alla schiera di giornalisti che chiede un commento sulla vicina mobilitazione, mentre risuona in lontananza Bella Ciao, si limita a ripetere che la sinistra ha fatto «il suo tempo in una Toscana pronta al cambiamento».

In piazza Vittorio Veneto intanto prendevano la parola i giovani che si erano riuniti in assemblea fin da venerdì sera, annunciando nuove iniziative: un corteo che attraversi il Valdarno e uno spazio in cui possano ritrovarsi quanti si riconoscono nell’antifascismo. L’adesione delle comunità è testimoniata da diversi sindaci con le fasce tricolori, San Giovanni, Terranuova, Castelfranco Piandiscò e Cavriglia uno dei centri che nel ‘44 ha pagato un tributo di sangue altissimo.

E il primo cittadino del paese minerario Leonardo Degl’Innocenti o Sanni ha letto i nomi delle vittime degli eccidi. Ognuno ha protestato a suo modo. Come l’inquilino che ha piazzato una bandiera con l’effige di Che Guevara al balcone dirimpettaio ai locali della discussa sede, i coristi che sotto le logge del Comune hanno continuato a cantare come un mantra «Bella Ciao» e persino il gestore di un circolo del centro storico che si narra abbia rifiutato di servire la colazione a una attivista di Forza Nuova giunta da Pisa.