Fusione dei comuni, affluenza più alta a Ortignano che a Bibbiena: dalle 15 i risultati

I sindaci a favore del sì, il comitato lotta strenuamente per impedirlo. Secondo tentativo dopo il fallimento delle nozze a tre estese anche a Chiusi della Verna

Referendum sulla fusione

Referendum sulla fusione

Arezzo, 12 novembre 2018 - Ultimo giorno per decidere il futuro di Bibbiena e Ortignano Raggiolo: fusione sì o fusione no? Urne aperte oggi dalle 8 alle 15. Alla chiusura dei seggi alle 22 aveva già votato a Ortignano oltre la metà dei residenti. L'affluenza era del 51,5%, data dai 387 voti assoluti. A Bibbiena affluenza minore: sempre alle 22 il dato era del 27,2%, 2.518 i cittadini alle urne sul totale di 9.271.

Alle 19, ad Ortignano Raggiolo avevano votato 324 elettori dei 751 aventi diritto, quindi il 43,14%, mentre a Bibbiena i voti erano stati 2.114 pari al 22,8% dei 9.271 cittadini aventi diritto al voto.

Affluenza in aumento quindi nel comune più piccolo, dove nell’ottobre del 2017 nella stessa fascia oraria andò a votare per la fusione a tre con Bibbiena e Chiusi della Verna, il 38% degli aventi diritto. Tendenza inversa a Bibbiena dove invece l’affluenza era stata maggiore di 1,2 punti percentuali, ovvero pari al 24%.

Alle 12 di ieri invece a Ortignano Raggiolo avevano votato 67 dei 751 aventi diritto, pari all’8,9%, mentre a Bibbiena alla stessa ora il dato parlava di 515 votanti, pari al 5,5% dei 9.271 cittadini. Alle 12 di un anno fa a Ortignano Raggiolo aveva votato il 10% mentre a Bibbiena il 6% degli aventi diritto.

Si decide tutto oggi quindi, con i due sindaci di Bibbiena e Ortignano Raggiolo, rispettivamente Daniele Bernardini e Fiorenzo Pistolesi, schierati per il sì alla fusione dei due comuni, e i due comitati per il no (uno nato a Bibbiena l’altro a Ortignano Raggiolo) che sperano invece di mantenere la loro identità istituzionale mettendo in dubbio le risorse economiche in arrivo (si parla di 20 milioni in 10 anni in caso di fusione) e le modalità di utilizzo nel territorio. Se dovesse vincere il sì, in Casentino prenderebbe vita quindi un nuovo comune nato da fusione, dopo quello di Pratovecchio Stia e dopo svariate proposte di altre unioni ad oggi andate fallite dopo l’esito negativo dei referendum.

Si tratterebbe infatti della seconda fusione della vallata dopo quella di Pratovecchio e Stia e di una seconda possibilità per i due comuni dopo il fallimento della proposta a tre, che lo scorso anno oltre a Bibbiena e Ortignano coinvolse anche Chiusi della Verna, dove però prevalse il no che mandò in fumo il progetto.

«Questo passaggio rappresenta un altro tassello verso il Casentino unito – ha dichiarato il sindaco di Bibbiena Daniele Bernardini – dalle successive fusioni il passo verso una nuova governance territoriale che comprenda un’unica amministrazione per tutta la valle non è cosa impossibile, anzi è un passaggio naturale. Un Casentino unito che vada, tuttavia, oltre l’esperienza fallimentare della ex comunità montana ora unione dei comuni, che ha dimostrato inadeguatezza e lentezza amministrativa». 

La pensa diversamente il presidente del «Comitato no alla fusione di Bibbiena e Ortignano Raggiolo» Mauro Fognani, secondo il quale «i soldi oggi sono solo sulla carta, l’unica certezza è che se vincerà il si non potremo più tornare indietro e ci saremo presi in carico un comune che a detta del suo sindaco è in bancarotta o quasi, per questo punta alla fusione. Ma a Bibbiena no, non merita. La ragione dice che il sindaco che vuole fare questa fusione per «unire il Casentino» è fuori dall’Unione dei Comuni, dalla quale però prende a mani basse i contributi».

A favore del sì anche il sindaco di Ortignano Raggiolo Fiorenzo Pistolesi, che insieme a Bernardini ha avviato il percorso che ha portato al referendum. «Le piccole realtà oggi non contano niente, per farsi sentire dobbiamo unirci, creando un ente più forte che possa così far sentire la sua voce, oggi mi rendo conto che governare un piccolo paese, non è come un tempo, ci sono troppe difficoltà e l’unico modo per superarle è unirsi.

E’ impensabile essere frazionati in 11 comuni con soli 35 mila abitanti». La vittoria del si porterebbe ai due comuni 20 milioni di euro in 10 anni che, secondo Bernardini e Pistolesi, cambierebbero radicalmente in meglio i servizi e gli investimenti pubblici nel territorio, ma che per i sostenitori del no non sono una certezza e servirebbero comunque a risollevare il paese più piccolo.