Flop vaccino "no vax": 105 dosi fatte Ma c’è chi protesta: finito ovunque

"Fino a Sansepolcro per trovarlo". Intanto da aprile l’hub si sposta a Ceciliano, chiude il Palaffari dal 31 marzo

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di Alberto Pierini

Sembrava destinato a cambiare il mondo: come sempre, o almeno spesso, succede in questi casi è il mondo che ha cambiato lui. Lui è il Novavax, il quinto vaccino messo in circolazione nel braccio di ferro contro il Covid. L’ultimo, piovuto dal cielo a campagna non esaurita ma quasi. Però indicato da mesi come possibile alternativa a superare i dubbi, le paure e anche i no ideologici agli altri vaccini che l’avevano preceduto. L’unico proteico: inietti una proteina purificata, l’organismo la riconosce come estranea e produce una risposta immunitaria.

Gli altri introducevano un’informazione per spingere il nostro organismo a produrre la proteina spike. Insomma, un vaccino più tradizionale e per questo atteso da una parte dei più perplessi come possibile soluzione. Possibile. Perché alla luce dei fatti non è andata così. I dati che ci fornisce la Asl sono inequivocabili: appena 105 le dosi somministrate in provincia e ormai siamo ad oltre due settimane dall’arrivo di questa nuova opzione. Alla fine della settimana scorsa nessuna altra prenotazione in vista.

Secondo i più ottimisti avrebbe potuto avvicinare la famosa immunità di gregge, incidendo sulle prime dosi e andando a pescare tra chi dall’inizio aveva deciso di rimanere al largo. Ma in realtà alle prime e alle altre dosi ha fatto solo il solletico. Probabilmente travolto anche lui da questa fase della campagna. Che vede una ritirata complessiva di tutte le somministrazioni. Perfino tra gli over 50, che pure continuano a rischiare lo stipendio, essendo la possibilità lavorativa legata a doppio mandato alla vaccinazione. La sensazione diffusa di essere fuori dall’emergenza, ancora prima del 31 marzo che ne diventerà la data ufficiale, convince i più a tenere duro e contare sul tempo che passa.

Anche se...in contemporanea con i dati forniti dall’azienda piovono anche le prime proteste al nostro giornale. "Lo volevo fare, non l’ho trovato" è la lamentela a sorpresa che prova a sfidare i dati. Non solo i nostri, perché la disaffezione totale al Novavax è nazionale, dappertutto il prodotto non ha fatto breccia. "Io l’ho fatto – racconta un nostro lettore – al Foro Boario di Sansepolcro, hanno vaccinato un giorno solo concentrando tutte le prenotazioni". Segno comunque che tante non erano. Ma non è qui il punto.

"Siamo entrati nel portale, non ce n’era disponibilità in tutta la Asl, abbiamo parlato con il numero verde e hanno risposto che le dosi assegnate erano finite". Da qui la domanda finale delle proteste: dov’è il Novavax? Proteste, è chiaro, che scalfiscono solo la crosta della realtà, le richieste sono state comunque poche o forse tardive spingendo a dirottare il prodotto altrove. Ma qualcuno davvero rimasto a becco asciutto c’è.

In giro il profilo della campagna non manca: cifre a scartamento ridotto. Malgrado dati in risalita: perfino ieri, il lunedì con più casi delle ultime settimane (211): una media al 21% e un’altra vittima, una signora di 83 anni non vaccinata. Ma intanto sono confermate le scelte strategiche. Il Centro Affari chiude il 31 marzo con la sede del tracciamento.

E dopo? E’ sempre più probabile il trasferimento di una sede vaccinale a Ceciliano. Di fianco alla farmacia e alla ferramenta, ci sono degli spazi del Comune in comodato alla Asl, che ha a disposizione solo il piano terra. Ma a questi ritmi di iniezioni quel piano basta e avanza: e si sta lavorando per renderla disponibile subito, dal primo aprile insomma, anche scongiurando l’ombra di possibili scherzi. Da aprile tra l’altro chiudono tutte le convenzioni legate al bando Arcuri, il personale di supporto alla Asl per la campagna, l’innesto dei volontari.

Le dosi da distribuire saranno pure poche ma il personale che rimarrà impegnato sarà solo quello dell’azienda. E il cerino acceso continua a sfrigolare tra le solite dita.