Fimer, doccia fredda e rabbia dei sindacati

Dall’esito dell’incontro al Mise è emerso che l’azienda ha richiesto il riassetto societario. "No al piano B, occorrono altri investitori"

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di Maria Rosa Di Termine

"Un nuovo passo indietro nella vertenza Fimer, con una società che continua a modificare quanto detto in precedenza".

Assomiglia sempre più alla tela di Penelope la vertenza del gruppo di Vimercate e del polo produttivo delle energie rinnovabili terranuovese che tra diretti e indotto occupa circa 800 persone e i sindacati della Triplice e le istituzioni non nascondono l’amarezza per l’ennesimo cambio delle carte in tavola. Lo hanno ribadito ai lavoratori riuniti in assemblea nel pomeriggio di ieri davanti ai cancelli della fabbrica riportando l’esito dell’incontro al Mise richiesto con urgenza dopo la notizia del riassetto societario e della nomina del Consiglio di amministrazione con l’ingresso di due professionisti esperti in ristrutturazioni aziendali.

"Anziché negoziare con i due potenziali investitori e giungere a un accordo di esclusiva – ha commentato Alessandro Tracchi segretario provinciale della Cgil – si introducono nuove persone nel tentativo di trovare un piano B. Non si capisce però quale possa essere e il 29 giugno scade la proroga concessa dal Tribunale, e faticosamente costruita con l’apporto di tutti, per avere il tempo necessario a trattare con i due fondi che hanno manifestato interesse. Siamo stanchi della violenza che questa società mostra verso i lavoratori e le comunità interessate in Valdarno e in Lombardia". La posizione unitaria è chiara: riaprire la stagione della lotta, con una serie di iniziative forti, riprende Ilaria Paoletti segretaria provinciale della Fim Cisl: "Dal blocco del casello autostradale agli scioperi per indurre nelle prossime due settimane il fondo a presentare l’offerta e la Fimer ad accettarla. Il nostro dubbio alla luce della riunione al Ministero è di trovarsi di fronte a un ulteriore modifica dello scenario e a rimetterci sono sempre e solo i dipendenti".

A pretendere chiarezza anche le istituzioni, sottolineata dal rappresentante del Mise che ha definito quanto accaduto "una mancanza di rispetto della dirigenza – ha riferito Davide Materazzi della Uilm Uil – perché ogni azione della proprietà è comunicata a fatti avvenuti. E’ difficile capire quale sia l’obiettivo se la presentazione del concordato o altro. Di certo ogni giorno perdiamo competenze, fette di mercato e credibilità. Chi vocifera di spostamenti della produzione su altri stabilimenti tuttavia non ha capito che l’eccellenza dell’attuale Fimer viene da Power One e quindi dalla vallata con tutto il suo indotto".

E Valerio Fabiani, il consigliere del presidente Giani su lavoro e crisi aziendali ha garantito che la Regione sta lavorando perché "si giunga rapidissimamente alla chiusura dell’accordo" e che è disponibile a fare la sua parte, "valutando con favore l’impiego di strumenti nazionali pubblici per irrobustire il capitale dell’azienda, contribuire a risolvere la crisi finanziaria e dunque come elemento di garanzia del lavoratori".

Non ultimo a manifestare il proprio rammarico il sindaco di Terranuova Sergio Chienni: "Il tempo rimasto è residuale e occorre portarlo a frutto velocemente. Abbiamo rimarcato con forza che la vicenda va chiusa in modo positivo e Fimer deve prodigarsi per fornire i dati necessari ai possibili partner interessati a formulare un’offerta vincolante perché qui ci sono tantissime famiglie in ballo. Entro i primi di giugno si attendono le offerte, nel frattempo pretendiamo di conoscere i contenuti del progetto alternativo, peraltro escluso dalla proprietà nell’incontro di aprile al Mise".