Farina, pasta, olio: i prezzi spiccano il volo La spesa (+16%) paga dazio a guerra e bollette

L’ultimo dato certo è di fine aprile e accentua il trend del mese prima. Perfino il pane fresco (+11%) rompe gli argini. E risalgono i carburanti

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di Alberto Pierini

Il pane è sempre più salato, come in Puglia, e il companatico pure. Il carrello della spesa diventa d’oro attraversando i mesi della grande crisi: e le massaie pagano dazio. All’escalation delle bollette prima, alla stangata sui carburanti dopo e poi alle conseguenze, dirette e indirette, della guerra. E’ la foto scattata di mese in mese dagli analisti del ministero per lo sviluppo economico, in sintesi Mise. Misurano la borsa della spesa, oltre ai prezzi di benzina, diesel e perfino degli ingrossi di frutta e verdura. Ieri hanno sfornato il quadro di fine aprile: segni particolari a due mesi esatti dall’inizio della guerra. E il trend che avevamo segnalato a marzo ne esce rafforzato.

La sintesi la trovate nel grafico a fianco ma il quadro è omogeneo come una sinfonia. Infilando in un paniere i prodotti base misurati dal Mise, l’aumento da un mese all’altro è del 16%. Non ci sono in questa voce carburanti o gasolio da riscaldamento, che proprio ad aprile un po’ si erano "freddati": e quindi ci sta che nel bilancio familiare qualche ristoro trovi posto. Ma il quadro del carrello è disarmante.

Un carrello nel quale abbiamo inserito tra le voci, per fare un quadro complessivo nell’ordine: acqua minerale, biscotti, burro, caffè, carne bovina, cereali, farina di frumento, insalata confezionata, latte parzialmente scremato a lunga conservazione, olio di semi, olio di oliva, pane a fette confezionato, pane fresco, parmigiano, pasta di semola di grano duro, petto di pollo, riso, tonno in scatola, passato di pomodoro e spinaci. Tra i prodotti di ampia consumazione ci sarebbero ad esempio le uova, che però comparivano ad aprile e non a marzo, e così il vino o lo zucchero. Ma la sintesi è semplice.

In un trend compatto di aumenti l’unico ad uscire dal coro è l’acqua minerale, il cui prezzo sulle sei bottiglie da un litro e mezzo è anzi calato del 14%. Peccato solo che anche il pane, dopo aver retto stoicamente senza balzi vertiginosi, si sia messo a salire dell’11%: sennò almeno il pasto tipico dei carcerati sarebbe stato salvo.

Ma anche nel carrello c’è chi cammina e chi corre. Corre all’impazzata ad esempio l’olio di semi, con un balzo che va oltre il 60% di aumento: e che raffrontato alla fine di febbraio è addirittura dell’82%. Non liscio ma "ruvido" l’olio di oliva, che sale meno ma comunque del 13% in un mese e quasi del 17 su due. E ci sono i prodotti strategici di questa fase della nostra vita. Come la pasta di semola di grano duro, lievitata del 16,7% in un mese e complessivamente di oltre il 23% dalla fine di febbraio: che poi coincide anche con l’inizio della guerra. O il riso, una "sassata" del 39%. Per non dire della farina di frumento, che vediamo nella pubblicità zampillare che è una meraviglia sulle spianate di legno: ma che qui diventa avara. Un aumento del 36% in trenta giorni e di quasi il 50% dalla fine di febbraio a oggi. Le statistiche nazionali sull’inflazione trovano puntuale conferma sulla nostra tavola.

La nostra, non un dato che arriva dalla luna: perché sia la classifica del Mise che l’osservatorio dei prezzi curato dal Comune pesano i prezzi al dettaglio nelle nostre vetrine e nelle nostre strade. E misurano esattamente l’alleggerimento delle nostre tasche.

In un quadro che resta in movimento. Perché è probabile che il prossimo report possa in qualche modo godere di un alleggerimento di certe voci. Ma è anche vero che la benzina e il diesel hanno ricominciato a crescere. Rispetto al dato dei giorni scorsi ormai la soglia di 1.90 è ad un passo e ci sono una serie di distributori che hanno ripreso la marcia di avvicinamento verso i due euro. E quelle sono voci che pesano sul prodotto finale, nel supermercato o nel negozio: la voce dei trasporti è uguale per tutti, dai biscotti fino al petto di pollo. Pollo che gonfia non il petto ma lo scontrino che gli sta a fianco.