Economia, scenari da incubo: Pil sotto di 800 milioni, export di 1,3 miliardi

Ma non è la peggiore tra le ipotesi tarate sulla durata della crisi da Covid. Uno studio della Camera di commercio di Firenze riparametrato su Arezzo

In fabbrica

In fabbrica

Arezzo, 8 maggio  2020 - Il primo scenario è da brividi, il terzo da incubo. Parliamo delle tre ipotesi sulle quali ha lavorato l’ufficio studi della Camera di Commercio di Firenze per disegnare le prospettive di breve e medio termine dell’economia locale alla luce dell’emergenza virus e dei suoi potenziali effetti. I risultati li vedete riassunti nel grafico qui a fianco e fanno davvero paura persino a chi è già consapevole che niente sarà più come «prima» e che anzi il «dopo» sarà terribilmente più complicato.

Bene, è la domanda, quanto questi numeri,elaborati sotto l’input del segretario generale Beppe Salvini, che ha ricoperto fino a due mesi fa lo stesso incarico nella nostra camera di commercio e che quindi è un profondo conoscitore dell’economia aretina, nei suoi pregi e nei suoi difetti, sono realistici anche per la nostra situazione? Fra i due sistemi economici ci sono profonde differenze, e non solo per dimensioni (Firenze vale almeno tre volte, quasi quattro il Pil di Arezzo) ma anche molte analogie.

Tanto per dire, molto simili sono due dei settori portanti, quelli della moda, soprattutto della moda d’alta gamma, da noi Prada, dall’altra parte del confine Gucci & C.. E uguale, almeno in valori procapite, è il peso di settori come l’abbigliamento e la pelletteria, il made in Italy profondamente vocato all’export per riassumere. La differenza la fanno invece l’oro e il turismo.

A Firenze è quasi sconosciuto il distretto dei gioielli (il primo d’Europa) che fa la forza di Arezzo, insieme a quello dei lingotti. Allo stesso tempo il peso del turismo fiorentin è infinitamente superiore a quello aretino, fermo intorno al 7 per cento del Pil. La riparametrazione dello studio della Camera di Commercio di Firenze al quadro dell’economia aretina va dunque preso per quello che è: una curiosità, da prendere con le molle, anche se le analogie fanno pensare che non si vada troppo lontani dal vero, almeno come trend.

Uno che se ne intende come Fabrizio Bernini, presidente degli industriali, ci tiene ad esempio a sottolineare (intervista a fianco) la maggiore elasticità della manifattura aretina, più pronta per struttura ad assorbire il danno e ripartire. Almeno un dato, però, pare realistico: quello del calo del Pil nel 2020, che nello studio è (nell’ipotesi meno catastrofica) del 9,5%, lo stesso stimato a livello nazionale dalle grandi istituzioni economiche.

Bene, sarebbero 817 milioni in meno (su 8,7 miliardi di valore aggiunto aretino nel 2019). Sempre in questo scenario, che è poi quello di un effetto del virus sull’economia limitato a 100-120 giorni, come in Cina, l’export fiorentino calerebbe quest’anno del 14,8%, che rapportato ad Arezzo significherebbe un miliardo e 300 in meno.

Il secondo quadro disegnato è più drammatico e prevede una crisi Covid che dura per tutto il 2020, con focolai che si moltiplicano in tutto il mondo e conseguenti effetti protezionistici che fanno cadere drasticamente il commercio internazionale. In tal caso la discesa del Pil sarebbe del 13 % (qui un miliardo e 100 milioni) e la batosta per l’export del 16 (sempre qui un miliardo e mezzo su 9 del 2019).

C’è infine l’ipotesi choc, ultracatastrofica, che lo stesso studio definisce come «doomsday», ovvero giorno del giudizio: depressione economica da virus che continua fino alla scoperta del vaccino, anche oltre il 2020. Scenario di scuola, forse, ma fino a due mesi chi credeva a cosa sta accadendo?

In tale prospettiva il crollo del Pil sarebbe del 35% (ad Arezzo 3 miliardi), quella dell’export analoga, a 3,2 miliardi. Una catastrofe, appunto. Nella speranza che sia solo un incubo prima del risveglio