E45, viadotto del cantiere mai nato: appalto nel 2012, la ditta fa crac, lavori al palo

L'Anas nel mirino dell'inchiesta per ora contro ignoti: nel decreto del Gip forti dubbi anche su un'altra struttura, la "Tevere 4". Ma l'azienda tranquillizza: nessun pericolo

Il viadotto a rischio

Il viadotto a rischio

Arezzo, 18 gennaio 2019 - E’ un po' come per la piazzola di Pieve Santo Stefano, venuta giù dopo che per anni (secondo i tecnici) nessuno si è preoccupato del segnale d’allarme delle crepe, apparse fin dal 2011. Esattamente l’anno in cui l’Anas affida i primi lavori di consolidamento del viadotto «Puleto», sotto sequestro preventivo da mercoledì, con l’Italia spaccata in due sull’asse dell’E45. Il cantiere, però, neppure si apre per il fallimento nel 2012 della ditta vincitrice dell’appalto, la Edilturci di Forlì.

Poi un vuoto di cinque anni fino al febbraio 2017, quando viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale un altro bando di gara. A quanto risulta, però, il cantiere è stato consegnato a dicembre ma i lavori non sono mai iniziati. Fino al blitz che ha paralizzato la superstrada maledetta.

L’Anas spiega ora nei suoi comunicati che il «Puleto» è ancora sicuro dal punto di vista strutturale. Il procuratore Roberto Rossi non replica ufficialmente, ma fonti informali di Palazzo di giustizia dicono che è inutile parlarsi per comunicati: l’Anas presenti una relazione tecnica redatta dai suoi esperti e su quella ci si confronterà, al limite anche su una riapertura parziale al traffico leggero. Intanto il sequestro resta. Per almeno sei mesi, quanti ne concede la legge. Poi si vedrà, ma una proroga del blocco non si può escludere a priori.

Così come è chiaro che l’inchiesta in cui si contesta l’articolo 677 del codice, omissione di lavori in costruzioni che rischiano la rovina, passerà bene presto da a carico di ignoti agli indagati. Nel mirino c’è sempre il compartimento dell’Anas, restano da individuare i responsabili della mancata manutenzione. Alla notifica del decreto di sequestro del Gip Piergiorgio Ponticelli, che il luogotenente Antonello Di Palo, capo della squadra di polizia giudiziaria dei carabinieri della procura, ha effettuato mercoledì nel suo ufficio, si è presentato il capo compartimento di Firenze Antonio Scalamandrè, già indagato di disastro colposo per la frana nella piazzola.

Pare che non abbia mosso ciglio di fronte alla nuova grana. In procura resta ben desta l’attenzione non solo sul «Puleto» ma anche sul contiguo «Tevere 4», altro viadotto, più lungo, che presenterebbe caratteristiche simili di deterioramento. In particolare, oltre che sulla corrosione del pilone, in cui il ferro è ormai allo scoperto, consunto da tempo, acqua e sale antigelo, miscela micidiale per la E45, già evidenziata dalla vecchia inchiesta sull’attentato alla sicurezza dei trasporti, nel radar ci sono anche i «baggioli» del viadotto, cioè i cuscinetti fra le colonne di sostegno in cemento armato e il piano stradale in calcestruzzo.

Come si vede bene nelle foto, lì il cemento è ridotto ai minimi termini. Uno degli scenari da incubo che il sequestro si propone di scongiurare è che i «baggioli» cedano del tutto, scaricando il peso del piano stradale direttamente sui piloni, che a quel punto potrebbero non reggere di fronte a un ulteriore carico. Pericolo concreto, scrive il Gip, specie con l’attrito del traffico, che aveva creato una vera e propria «buca» sul piano stradale.

In procura si spera adesso in un intervento urgente dell’Anas per rimediare almeno ai problemi più macroscopici, in modo da ridurre al minimo il periodo di sequestro. Finora però l’azienda delle strade ha parlato solo per comunicati. Batterà un colpo anche coi Pm?