E45, la vecchia tiberina ancora al palo: promessa del ministro ma lavori mai iniziati

La prima mossa la fa la Regione: lettera di Vincenzo Ceccarelli a Toninelli per sbloccare i fondi. In caso di stop a Puleto non ci sarebbero alternative al traffico

La tiberina franata in più punti

La tiberina franata in più punti

Arezzo, 15 marzo 2019 - Dovesse succedere ancora, saremmo di nuovo al giorno zero. Eh sì, nonostante gli impegni solenni dei giorni successivi alla chiusura della E45 del 16 gennaio, nonostante le promesse del ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli nell’incontro a Roma del 22 gennaio con rappresentanti delle Regioni e sindaci, la vecchia Tiberina bis, unica alternativa in quel punto alla superstrada degli scandali, resta esattamente com’era: un tappeto di frane, un percorso lunare di buche e crateri sul quale non si è mai vista l’ombra di un camion o tantomeno di una ruspa.

Alla faccia dei 2,6 milioni teoricamente pronti per rimettere in esercizio quei pochi chilometri di ex statale ormai da anni declassati a comunale. Se insomma, per una qualsiasi ragione, magari per un’esigenza legata al cantiere in corso, il viadotto Puleto dovesse essere interdetto un’altra volta anche al traffico leggero, si ricomincerebbe col calvario: la circolazione locale dirottata sulle mulattiere di montagna, quella nazionale su autostrade che allungano il percorso di almeno 100 chilometri.

Ecco perchè l’assessore regionale ai trasporti, l’aretinissimo Vincenzo Ceccarelli, ha preso ancora carta e penna e scritto a Toninelli, sollecitando l’avvio dei lavori. La questione è nota. Quando la mattina del 16 gennaio fu posto sotto sequestro il Puleto, scoppiò il panico e poi il caos: non c’era in loco alcuna viabilità alternativa, perchè la vecchia Tiberina, il collegamento fra Toscana e Romagna prima della E45, era stata lasciata marcire da vent’anni. Prima l’Anas l’aveva dismessa sperando che la superstrada non avesse mai interruzioni, poi si era aperto un lungo conflitto di competenze al termine del quale la l’ex statale era finita in carico al Comune di Pieve Santo Stefano, costretto poi a chiuderla per le frane ripetute che ne avevano massacrato il tracciato.

Paradosso nel paradosso, il sindaco Albano Bragagni era riuscito anche a ottenere i 2,6 milioni necessari a riaprirla, ma i soldi non erano mai stati stanziati, perchè l’Anas non poteva spendere per una strada comunale, a pena del danno erariale. Un comma 22 che il vertice con Toninelli pareva aver risolto con un escamotage: la Tiberina bis sarebbe diventata viabilità al servizio del cantiere sul Puleto e l’Anas sarebbe stata dunque autorizzata a utilizzare i famosi 2,6 milioni. Senonchè quell’accordo per ora è rimasto lettera morta.

Dall’azienda delle strade hanno fatto sapere alla Regione che lo sblocco del finanziamento non è ancora avvenuto e che dunque, a distanza di quasi due mesi, l’intervento di ripristino non può cominciare. La solita burocrazia dei tempi lunghi che si sta mangiando l’Italia brano a brano, ma qui siamo ancora nel pieno di un’emegenza risolta solo a metà e in via provvisoria con la riapertura parziale al traffico leggero, dalla quale restano esclusi Tir e mezzi pesanti in genere.

Riuscirà il prode Toninelli a imporsi sulle lungaggini burocratiche del suo ministero e a far partire i lavori? Ceccarelli gli rilancia la palla, sollecitando anche, col collega dell’Emilia Romagna, l’altra promessa rimasta inevasa: la rinazionalizzazione della Tiberina, che dovrebbe tornare strada statale. Anche quello per ora è un impegno scritto sulla sabbia.