E45, la superstrada delle inchieste: già quattro quelle aperte

Dalla situazione del viadotto Puleto all'attentato alla sicurezza, dal disastro colposo all'amianto: il "calvario" del gigante malato

Roberto Rossi

Roberto Rossi

Arezzo, 19 gennaio 2019 - Sulla E45 ci sono quasi più inchieste giudiziarie che buche. Il che, per chi conosce le condizioni della superstrada degli scandali, è tutto dire. Il sequestro del viadotto Puleto, infatti, è solo l’ultimo atto di un’attività di indagine che il procuratore Roberto Rossi porta avanti pressochè ininterrottamente dal 2014: tracciato devastato da interruzioni, consunzione delle opere in cemento armato, corrosioione di acqua e sale, frane che si portano via le piazzole di sosta e addirittura la scoperta che almeno un pezzo di fondo stradale era fatto di un materiale classificabile alla voce rifiuti speciali pericolosi, ossia un misto di conglomerato e amianto.

Il primo atto, nel febbraio 2014, è l’inchiesta, in parallelo con l’allora procuratore di Forlì Sergio Sottani, in cui si ipotizza l’attentato alla sicurezza dei trasporti. Sul versante aretino nasce tutto da un esposto del gruppo Facebook «Vergogna E45, che documenta il pessimo stato della Orte-Ravenna nei trenta chilometri o poco più del tratto toscano. Si parte subito col botto: la polizia stradale che si presenta nella sede dell’Anas a Firenze e porta via vagonate di documentazione. Ci vorranno tre anni per l’avviso di chiusura indagini.

E’ un j'accuse che fa impressione nei confronti di un manipolo di dirigenti e funzionari del compartimento toscano, responsabili della manutenzione: giunti dei viadotti che come lame si conficcano nella parte bassa delle vetture, la miscela di sale antigelo e acqua piovana che corrode l’asfalto e il cemento, decine e decine di incidenti nel corso degli anni addebitati alle condizioni della E45.

Il fascicolo tuttavia fa fatica ad andare avanti ed infatti è ancora fermo in attesa della richiesta di rinvio a giudizio. La giurisprudenza dice che per attentato alla sicurezza dei trasporti si intendono i trasporti collettivi, treni e bus, mentre qui siamo in presenza essenzialmente di traffico privato. L’impressione è che alla fine quelli dell’Anas possano cavarsela con un’archiviazione, come per la parallela inchiesta romagnola.

Intanto, però, è già scoppiato un nuovo casus belli: il crollo parziale di una piazzola di sosta fra le due uscite di Pieve Santo Stefano, nel febbraio 2018, quasi un anno fa. Parte un’altra indagine e stavolta il reato ipotizzato, all’inizio contro ignoti, adesso contro un altro drappello di dirigenti Anas di Firenze, fra cui il capo compartimento Antonio Scalamandrè, è disastro colposo.

Avrebbero ignorato le crepe che nella piazzola in questione erano emerse fin dal 2011, come documenta una foto tratta da Google Map che La Nazione fa avere in procura. Non solo: i tecnici cui viene affidata la superperizia, i soliti Antonio Turco e Favio Canè, cui si aggiunge un geologo, scrivono di macroscopiche mancanze nella manuntenzione.

E non basta ancora, perchè nel marzo 2018 i carabinieri forestali (le altre indagini sono del nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri di Antonello Di Palo) sequestrano i detriti rimossi dalla piazzola in fretta e furia e stoccati in un deposito di Sansepolcro. La solita perizia dirà che c’è una presenza di amianto dieci volte oltre i limiti di legge. Altra storia, altri indagati. Fino al cercatore di funghi che si imbatte nel pilone corroso del viadotto Puleto e mette tutto su Facebook.Ma qui siamo già al clamoroso oggi.