E45, la rabbia dei camionisti: Tir al rallentatore, "Solo promesse"

La manifestazione ha frenato il traffico. Ed è solo l'inizio: la prossima potrebbe essere inscenata in autostrada. Proteste dopo il mancato decreto

La protesta dei camionisti

La protesta dei camionisti

Arezzo, 24 marzo 2019 - «Siamo rimasti in silenzio, osservando una forma di rispetto nei confronti delle istituzioni, fino allo scadere del tempo che aveva indicato il ministro Danilo Toninelli per la riapertura della E45 ai mezzi pesanti. Purtroppo, le promesse e le assicurazioni si sono rivelate pure ipotesi: per ciò che ci riguarda, la questione della Orte-Ravenna rimane ancora avvolta nelle nebbie più fitte ed ecco quindi che siamo stati costretti a far circolare i tir lumaca contro l’immobilismo».

Chi parla è Alessandro Manzi, funzionario di Assotir nazionale, ma gli fa subito eco il presidente provinciale perugino, Nicola Storti, dal parcheggio dell’area di servizio «Città di Piero della Francesca», lungo la corsia sud della E45 fra le due uscite per Sansepolcro, individuato come luogo «capolinea», a fine mattinata di ieri, della manifestazione di protesta partita da un’altra area di rifornimento e ristoro, quella perugina di Lidarno.

Non molti autotreni presenti – una decina in totale, provenienti da Umbria e Marche, più alcuni locali – ma c’è una spiegazione: «Il valore avrebbe dovuto essere comunque simbolico – precisa Storti – per richiamare l’attenzione su un problema di portata nazionale. Un camionista che abita a Roma e che deve effettuare una consegna a Cesena, tanto per fare un esempio, è penalizzato alla stessa maniera di uno del posto che deve percorrere lo stesso tragitto. Come autotrasportatori, stiamo quindi pagando un prezzo altissimo, paragonabile a quello che la tragedia del ponte Morandi ha imposto ai traffici da e per Genova e la Francia».

Presente anche il sindaco biturgense Mauro Cornioli, che ha ribadito come quello dei danni subiti in generale dalle imprese sia un capitolo ancora tutto da aprire in sede ministeriale: e su questo aspetto, Cornioli ha deciso di non mollare.

«La stragrande maggioranza delle merci destinate alla produzione o al consumo sono inevitabilmente legate all’efficienza dell’autotrasporto – ha detto Manzi – e quello che ci preoccupa, al di là della lievitazione dei costi e dell’allungamento dei tempi di percorrenza, è il mantenimento della clientela, perché in questa maniera non riusciamo più a soddisfarla come vogliamo e come merita. E capite bene cosa significhi tutto questo. Non ci piacciono manifestazioni eclatanti, vogliamo solo che il nostro messaggio venga recepito; è chiaro che se così non fosse, a breve ci troveremmo costretti ad alzare ancora di più la voce».