Due Mari, un'occasione unica: via ai cantieri già dal 2021?

Tecnici Anas al lavoro in questi giorni. Olmo, ritorno all’antico: per il nodo si pensa a rispolverare il progetto 2005, ha già la valutazione di impatto ambientale

La superstrada dei Due Mari

La superstrada dei Due Mari

Arezzo, 9 luglio 2020 - E’ un colpo di reni che accelera una volata già lanciata. Obiettivo, a questo punto, riaprire i cantieri dei due tratti aretini, quelli che rientrano fra le 130 grandi opere del Decreto Semplificazione e anche nella lista più ristretta (36 infrastrutture) per le quali viene nominato un commissario incaricato di velocizzare le procedure, entro il 2021, con un anno di anticipo rispetto all’ultimo posticipo, deciso dal primo governo Conte, quello gialloverde con 5 stelle e Lega, che aveva rinviato l’appaltabilità dell’Eterna Incompiuta addirittura al 2022.

All’Anas dicono che se si viaggia spediti si potrebbe arrivare all’inaugurazione dell’intero tracciato in provincia di Arezzo in quattro anni, nel 2025. Giovanni Cardinali, storico ingegnere capo della Provincia, uno che col dossier Due Mari ci convive da quasi quarant’anni, è un po’ più scettico e parla di 2026-2027. Un’era geologica per una superstrada, dal Tirreno all’Adriatico, pensata addirittura a metà degli anni ’60, con Amintore Fanfani.

Roba che al confronto impallidisce la Salerno-Reggio Calabria, per la quale di anni ne sono bastati una ventina. Tuttavia, persino Cardinali stavolta lascia trapelare un po’ di ottimismo. Più ancora che per il decreto, approvato con la solita formula del «salvo intese» e del quale non c’è ancora un testo definitivo, per l’approccio dei tecnici dell’Anas, che proprio nei giorni scorsi sono stati in città per rinfrescare piani vecchi di 15 anni.

Il «tesoretto» che dicono di aver trovato è quello dell’antico progetto del 2005, che aveva passato l’esame della valutazione di impatto ambientale, al ministero omonimo. Significa in pratica che non bisogna ricominciare daccapo, nemmeno col punto più spinoso, il Nodo di Olmo, ma che la società di progettazione romana cui l’Anas si è affidata potrà limitarsi ad aggiornare il lavoro di allora che resta fondamentalmente valido.

Detto fuori dai denti, vuol dire anche tornare ai piani che al passato, accantonando l’idea di una galleria sotto Sargiano che era stata sponsorizzata dal sindaco attuale, Alessandro Ghinelli. In sostanza, la superstrada, per scavalcare un groviglio nel quale si intrecciano la statale 73, la Regionale 71 e la linea ferroviaria lenta, passerà in parallelo alla viabilità di adesso, sopra le gallerie ottocentesche dei treni, un po’ più in basso rispetto alle strade che ci sono ora.

Poi, in rilevato, con una sola galleria alla Giostra, la grande arteria dovrebbe andare a ricongiungersi al tratto già in esercizio dal 2008 fra Palazzo del Pero e Le Ville. Costo totale mezzo miliardo, salvo le revisioni cui si lavora in questi giorni. Qualcosa di meno, circa 400 milioni, servirà invece per l’altro tronco, il salto verso la E45 dalle Ville a Selci Lama, già in Umbria, fondamentale perchè darebbe un collegamento alternativo verso il Nord-est all’econmia aretina.

Le novità del decreto sono la nomina di un commissario per completare l’Eterna Incompiuta, alleggerendo le procedure d’appalto e di progettazione, sul modello del Ponte di Genova per intenderci, e i soldi, che sono sempre stati un problema ma che stavolta, garantisce il premier Conte, ci sono. Persino per il tratto marchigiano, ancor più negletto, con la galleria della Guinza, che potrebbe tornare a quattro corsie, chiudendo il percorso da Grosseto a Fano.

I fondi, dice il governo, possono venire anche dall’Europa, con i 150 miliardi dell’ancora futuribile Recovery Fund. Sempre con un pizzico di sano scetticismo: sulla Due Mari ci sono già stati troppi fuochi fatui per illudersi a vuoto. Chissà se la generazione che vide la prima idea di superstrada riuscirà a vederne la fine.