Dimenticato sul bus, il bimbo non dorme più. "Sei ore di terrore"

Gli avvocati della famiglia impegnati a ricostruire nei dettagli il tempo trascorso nel pulmino. "Di giorno sta bene, di notte riemerge il trauma"

I genitori del bambino

I genitori del bambino

Arezzo, 15 febbraio 2019 - «In questo momento la priorità è che si ristabilisca il rapporto tra una mamma e il suo bambino e tra il bimbo e i suoi genitori». L’avvocato Paolo Peretoli del foro di Firenze, che insieme alla collega Laura Montoneri è stato incaricato dalla famiglia Berisha di tutelarne i diritti negli eventuali procedimenti giudiziari, ricorda che l’interesse principale della coppia in questo momento è la salute del loro figlio.

«Valuteremo nelle opportune sedi penali e civili quali azioni adottare, ma adesso siamo concentrati su aspetti più importanti: far recuperare alla famiglia la serenità perduta in una mattina che nessuno vorrebbe vivere e che non esito a definire di autentico terrore».

Una storia che il piccino, dimenticato sullo scuolabus nel deposito di Autolinee Toscane di Ponte alle Forche a San Giovanni e rimasto da solo per 6 ore, fatica a metabolizzare. «Di giorno appare in buone condizioni – rivela il babbo Dul Berisha – ma la notte non riesce ancora a dormire e si agita di continuo».

Riprende il legale: «Bisogna capire soprattutto come ristabilire la tranquillità del piccolo e provvedere alle cure che si potrebbero rendere necessarie. Poi occorrerà verificare nei minimi particolari quanto è successo, perchè ci sono degli elementi tutt’altro che chiari in quelle sei ore di vuoto, un periodo lunghissimo trascorso dalla consegna del figlioletto dalle braccia della mamma all’accompagnatrice e all’autista del pulmino fino al ritrovamento nel parcheggio della rimessa.

Quelle ore andranno analizzate e riviste per così dire alla moviola. E per questo il nostro sarà un lavoro progressivo proprio sulla base delle circostanze che di volta in volta saranno chiarite. Un dato è certo e inequivocabile: questa vicenda ha messo in serio pericolo la vita di un bimbo di 3 anni. Fosse capitato in un’altra stagione, e purtroppo le cronache recenti lo testimoniano, probabilmente ci saremmo trovati di fronte all’irreparabile».

Ultima nota per l’attenzione mediatica sull’episodio: «La ricostruzione puntuale dei media rappresenta anche un monito alla vigilanza quando si ha a che fare con l’infanzia e con servizi essenziali e al tempo stesso sensibili e da svolgere con particolare cura e dedizione. Di questa brutta storia rimarrà anche la sensibilità e la vicinanza delle persone verso i nostri assistiti».