Prof: Ragazzi, studiare Epica vi è piaciuto ma il prossimo anno passeremo alla letteratura per conoscere Dante o Petrarca.
Alunni: Ma studiare Dante a cosa serve?
P.: "E’ stato uno dei padri della lingua italiana. La Divina Commedia è il racconto di un’avventura avvincente e incredibile".
A.: Come? E’ scritta in una lingua incomprensibile, non ce la faremo a fare la parafrasi!
P.: "Non dovrete fare la parafrasi di tutto. Dante è moderno: ci mostra il punto più profondo dell’Inferno e ci accompagna fino a riveder le stelle".
A.: Le stelle? A quell’epoca gli uomini guardavano le stelle?
P.: "Certo, non ne sapevano tanto quanto noi, ma le stelle servivano per orientarsi, trarre ispirazione e conoscenza, avere speranza. Anche allora c’erano violenze, ingiustizie e guerre".
A.: Interessante, ma possiamo sapere come va a finire?
P.: "No, ma la parola stelle compare al termine delle tre parti in cui è divisa la Commedia".
A.: Le stelle erano così importanti per lui?
P.: "Sì, per lui come per noi. Tutti aspettiamo una stella cadente per esprimere un desiderio: la parola desiderio è legata alle stelle, desiderare vuol dire osservare attentamente le stelle".
A.: Va bene, anche noi usciremo a riveder le stelle.