Dhemetra e Gabriella non mangiano da giorni "Le nostre attività allo stremo, fateci riaprire"

Di Bartolomeo ha due ristoranti e Zamagna due bed & breakfast: fanno lo sciopero della fame. "I ristori non bastano. Così non si va avanti"

Gabriella Zamagna

Gabriella Zamagna

di Federico D’Ascoli

"Volevo farla sembrare una barzelletta: il colmo per una ristoratrice? Fare lo sciopero della fame". È una risata amara quella che ferma le parole di Dhemetra Di Bartolomeo. L’imprenditrice ieri ha raggiunto il decimo giorno senza toccare cibo. Nella vita è anche attrice, anima un gruppo Facebook sulle difficoltà della categoria dei commercianti che si chiama "Agnelli sacrificali indignati" e la sua verve comica non è intaccata dal lungo digiuno.

"Nel frattempo, a parte voi giornalisti, nessuno si è fatto sentire: una delusione enorme. Finché qualcuno non si preoccuperà di me andrò avanti. Con me c’è anche Gabriella Zamagna, titolare di due bed & breakfast, anche lei pronta a tutto per avere giustizia. L’ho già detto: non è possibile stare zitti". Di Dhemetra Di Bartolomeo il nostro giornale aveva già parlato qualche giorno fa, adesso gli effetti della protesta cominciano a farsi sentire: "Ho mal di testa, mi sento stanchissima, non so quanto potrò andare avanti così" ammette. Di Bartolomeo è titolare del Covo dei Briganti in via Guido Monaco, di fronte al teatro Petrarca e della Taverna dei Briganti a Subbiano. A pieno regime facevano circa 120 coperti. Il suo investimento alla metà del 2019 per aprire il ristorante nel centro di Arezzo è stato praticamente azzerato dall’emergenza Covid. "Facciamo anche l’asporto, solo qui ad Arezzo, ma è un’attività con la quale arriviamo a malapena al 10% degli incassi che facevamo prima dell’emergenza, anche perché le grandi piattaforme del delivery chiedono cifre che sono vicine al 40% dello scontrino. I ristori arrivati dal governo sono stati irrisori, se si eccettuano un paio di mesi l’estate scorsa è un anno che siamo quasi fermi".

La quotidianità, da una settimana abbondante, è fatta di acqua, tisane, caffè ed estratti di verdure. "Siamo disperati: con mio marito in queste attività abbiamo investito tutto. Rischiamo di chiudere per sempre come altri colleghi che non ce l’hanno fatta. Stanno giocando con la vita delle persone e sanno solo chiederci sacrifici" la sconsolata riflessione della ristoratrice aretina.

A poche centinaia di metri dal Covo dei Briganti ci sono i due b&b di Gabriella Zamagna che ha intrapreso da quattro giorni lo sciopero della fame. Anche lei vittima di un investimento importante fatto pochi mesi prima del lockdown della primavera scorsa. "Gli affari andavano bene con il nostro b&b di via Roma che abbiamo aperto nel 2016, abbiamo deciso di allargarci prendendo anche un paio di appartamenti in affitto in piazza Guido Monaco. Abbiamo aperto nell’estate 2019: quando si vedevano i primi frutti dell’investimento che avevamo fatto ci è caduto il mondo addosso. Abbiamo accettato anche i buoni vacanza per tenere la struttura aperta ma adesso sono bloccati perché la mia banca non li prende. Mi sono sempre comportata per bene, ho pagato tutto quello che dovevo ma adesso ho davvero finito i soldi che avevo da parte. In uno dei due b&b mi hanno già minacciato lo sfratto".

Il senso di frustrazione è determinato dal fatto che gli affari sono azzerati e non si vedono all’orizzonte segnali incoraggianti: "Abbiamo circa 22 posti letto adesso ne ho occupato solo uno. Vi rendete conto che non posso andare avanti con un affitto da pagare di 1500 euro al mese e solo 3700 euro di ristori in un anno?" sospira Gabriella Zamagna.

Quando i conti non tornano e l’ingiustizia fa arrabbiare, smettere di mangiare è un gesto plateale. Ma non può essere l’unica via d’uscita.