Dal S.Donato all’Armenia "Stesso nemico, il Covid"

Il medico aretino David Redi in missione. "Il primario Tacconi mi ha detto: prendi il passaporto e vai". Le reazioni della famiglia. "Ospedale seconda casa"

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Si chiama David Redi, ha 34 anni, è sposato con due figlie ed è un medico, uno di quelli la cui vità è scorsa negli ultimi mesi quasi sempre in reparto. David è infatti in un infettivologo e ha lavorato nell’unità diretta dal dottor Danilo Tacconi. Ora questo giovane dottore, di Monte san Savino, è volato a Yerevan, capitale dell’Armenia, per combattere lì la battaglia contro il Covid. E’ già arrivato a destinazione e resterà per tre settimane nel Paese che in passato faceva parte dell’Urss.

Cosa le ha detto il primario danilo Tacconi per convincerla a partire?

"Mi ha semplicemente detto: David se hai il passaporto valido per l’espatrio, ti mando in missione in Armenia, hanno un’emergenza con il Covid-19. non me la sono sentita di tirarmi indietro, le missioni all’estero sono nella natura degli infettivologi. Non nego che se avesse potuto sarebbe andato lui".

Non le è sembrato troppo dopo aver passato mesi in apnea nel reparto più sotto pressione?

"La chiamata è stata improvvisa (martedì 23, con partenza venerdì 26i), però ho capito che in questa situazione c’era bisogno di qualcuno che come me e i miei colleghi fosse stato a stretto contatto con la malattia. La pressione che abbiamo subito noi non è comunque paragonabile a quella dei medici lombardi".

E in famiglia non hanno protestato?

"Mia moglie Sara mi ha detto che non potevo farmi sfuggire un’occasioni del genere, e questo è stato il suo più bel regalo di anniversario: il prossimo 14 luglio sono 7 anni di matrimonio, la prima ricorrenza che festeggeremo a distanza. Mia madre è quasi svenuta alla notizia, ma ha capito l’importanza di andare. Mio padre e mia sorella non si sono espressi. Mentre la mia bimba di 3 e mezzo mi ha detto di a andare a schiacciare il virus come fosse una zanzara e Chiara di un anno mi ha sorriso come al solito".

Con quale stato d’animo è partito?

"Ero molto contrastato, da una parte l’orgoglio e l’emozione di una cosa così importante, dall’altro la paura della prima volta specialmente con un gruppo di colleghi che non conoscevo".

Ha trovato in Armenia una situazione diversa rispetto all’Italia? Come sono le strutture sanitarie?

"Ieri c’è stato il primo incontro ufficiale con i colleghi "rmeni. La situazione non è sotto controllo, attualmente stanno vivendo un picco di contagi, tuttavia mancano numeri ufficiali, non ci sono misure di lockdown, anche se tutti indossano mascherine. Le strutture ospedaliere sono all’avanguardia e nella lotta alla malattia sono fornite degli adeguati presidi di protezione e supporto ventilatorio".

Come si è sistemato logisticamente? E’ insieme ai colleghi italiani?

"Sono con altri 10 colleghi Italiani fra medici e infermieri nell’ambito del meccanismo europeo di protezione civile, in una missione disposta dal premier per un team di esperti che fanno parte dell’Emt-2-Ita (Emergency Medical Teams). Il leader è Mario Raviolo capo della maxiemergenza piemontese".

Quanto servono a un medico queste esperienze all’estero?

"Ogni esperienza al di fuori del proprio ambiente permette una crescita, il confronto con i colleghi ti arricchisce perché mette in gioco le tue abilità. All’esternodai fondo a risorse che non credevi neanche di possedere".

Che bilancio trae dai mesi in trincea? Come hanno reagito le strutture aretine?

"Malattie Infettive e Pneumologia si sono uniti assieme mattia e si sono aggiunti colleghi del pronto soccorso e tutti i giovani medici e infermieri che avevano accettato volontariamente di unirsi alla squadra. L’ospedale è diventato una seconda casa dove abbiamo imparato tanto da tutti e spero di poter trasmettere conoscenze in Armenia".

Pronti nel caso di una seconda ondata?

"Il San Donato è pronto malattia e lo è sempre stato. Se non abbiamo avuto casi come la Lombardia, lo dobbiamo alla misure messe in atto dal governo. Se continuiamo con il corretto distanziamento sociale, indossiamo la mascherina ed eseguiamo una corretta igiene delle mani non ci sarà una nuova ondata, sono fiducioso negli italiani e negli aretini".