Dal 15 sono senza lavoro ma non si vaccinano Dosi a picco: over 50 indifferenti all’obbligo

Ma ci sono stranieri pronti a farne quattro. "Non mi danno il Green pass, devo ripetere la protezione": americana in lacrime in farmacia

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Arezzo, 10 febbraio 2022 - "Ma io ho bisogno del Green pass": una ragazza americana esplode in farmacia. All’ennesimo tentativo di risolvere il problema che la assilla. Perché, assicura e non c’è ragione di non crederle, le dosi fatidiche le ha fatte al di là dell’oceano. Ma ancora non riesce a farle riconoscere da questa parte. Ed è qui per lavorare. Un problema reale: lo stesso ufficio di igiene ci aveva confermato una gran mole di lavoro proprio per sbrogliare questi ostacoli burocratici, particolarmente complessi per chi arrivi da fuori. Ma quando ti ci trovi in mezzo non sai come uscirne. "Ripeterò la doppia protezione, non ho altra scelta". Quattro dosi al posto di due? Sono i paradossi di una storia che sarà pure vicina al capolinea ma ancora tiene sotto scacco personale, uffici, farmacie per non dire di medici e infermieri.

Chi invece già è sotto obbligo di vaccinazione continua ad essere refrattario. L’onda lunga del decreto dei primi di gennaio si è esaurita. C’era curiosità per capire se ci sarebbe stato un aumento di somministrazioni alla vigilia del 15 febbraio. Che non è solo la Madonna del Conforto ma anche la data dalla quale gli over 50 non potranno più andare a lavorare se non vaccinati. Mantenendo il posto ma venendo sospesi nello stipendio.

La curiosità è già finita: chi non vuole non vuole. Ha resistito alla minaccia di multa da 100 euro e sta resistendo alla "spallata" legata al lavoro. Le iniezioni stanno andando a picco. Nell’ultima settimana appena 1185 prime dosi, in media 169 al giorno. E tra queste solo 55 ad over 50. O meglio ancora solo 24 a quella fascia d’età ancora attiva, cinquantenni e sessantenni. Un dato ormai della massima evidenza, anche a fronte delle migliaia di persone che in quella fascia non hanno neanche iniziato il percorso vaccinale.

E che rientra in un quadro di ritirata complessiva della campagna. Come se stessimo giocando in anticipo sui tempi di una riduzione drastica dei contagi. Il totale delle somministrazioni in una settimana è sceso del 33%, da quasi 19 mila a 12687. La media quotidiana in parallelo calata a da 2500 a 1812.

Detto delle prime, ormai di nicchia con la sola eccezione dei bambini dai 5 agli 11 anni comunque al rallentatore, colpisce anche il dato delle terze. Una febbre che era esplosa a dicembre e che ha messo una retromarcia imperiosa. In una settimana siamo passati da 1840 "booster" al giorno a 1228, un altro 33% in meno.

La platea vaccinabile dice 33 ma per una volta non è un segno di salute. L’impressione è che i "duri e puri" stiano facendo il conto alla rovescia per arrivare alla boa del 31 marzo. Potrebbe essere la fine dell’emergenza sanitaria e quindi con l’obiettivo di uscirne scampando alla iniezione, tanto temuta o odiata che dir si voglia. Una ciambella che non è detto venga con il buco: perché in questo momento l’ipotesi più probabile è che il confine della famosa emergenza venga allungato al 30 giugno. Complicando parecchio quello scenario.

Ma intanto i calcoli si fanno con le speranze. Compresa quella di potersi liberare presto dalle mascherine: anche se sappiamo che questo sarà possibile dalla metà di febbraio solo nelle regioni in zona bianca. E la Toscana ne è al momento lontana: avendo ancora un’occupazione delle terapie intensive al 17% (il limite di quella gialla è il 10) e dei reparti ordinari del 26% (contro il 20). Almeno fino al 13 gialli siamo e gialli rimarremo. Pronti per una Madonna del Conforto in mascherina. E in qualche caso senza lavoro.