Arezzo, partorì in coma dopo l'infarto: 4 medici indagati

Lesioni personali gravissime l'accusa ipotizzata. Sono implicati un ginecologo dell'ospedale di Arezzo e tre medici di quello fiorentino di Careggi

Cristina Rosi tiene tra le braccia la figlia Caterina nata mentre lei era in coma

Cristina Rosi tiene tra le braccia la figlia Caterina nata mentre lei era in coma

Arezzo, 28 luglio 2022 - A due anni dal terribile evento arriva l'avviso di chiusura indagine per un ginecologo dell'ospedale di Arezzo e tre medici di quello fiorentino di Careggi per il caso di Cristina Rosi e della piccola Caterina. Madre e figlia aretine soffrono attualmente di gravi insufficienze in seguito a un parto cesareo avvenuto in urgenza il 23 luglio 2020 dopo che la donna era stata colpita da un infarto alla 30ma settimana di gestazione, finendo in coma.

Lesioni personali gravissime è l'accusa che il pm Marco Dioni ha ipotizzato a carico dei quattro medici. Secondo le risultanze dei periti guidati da Marco De Paola la donna avrebbe dovuto partorire prima a causa delle gravi patologie cardiache di cui soffriva. In sostanza il pm ipotizza, in base alla perizia ricevuta, che il parto sarebbe potuto essere organizzato in sicurezza, o per lo meno non in condizioni di emergenza. A settembre l'evoluzione processuale del caso che potrebbe arrivare a citazione diretta davanti al giudice.

Cristina, 39enne, e la piccola Caterina, sono ora impegnate in un percorso molto difficile di recupero. Cristina, rimasta in coma per 11 mesi fu trasferita poi in un centro di eccellenza di Innsbruck dove ci fu il risveglio. Nel percorso è stata sempre assistita dal marito Gabriele Succi e dai tanti familiari e amici che anche attraverso una raccolta di fondi hanno aiutato madre e figlia ad affrontare la loro battaglia. A fare il tifo per Cristina anche Gianna Nannini, che nei mesi scorsi ha inviato un video alla donna, sua fan, per il suo risveglio dal coma.