Crac Banca Etruria, pm chiede la stangata per la truffa

Mano pesante: tre anni per Scassellati e Baiocchi, 2 anni e sei mesi per Fedeli e Fantacchiotti: sono i presunti istigatori alla truffa. 13 richieste di condanna in tutto

Protesta degli azzerati

Protesta degli azzerati

Arezzo, 21 gennaio 2018 - Non ci è andata leggera la pm Iulia Maggiore che ha pronucniato stamani la requisitoria contro gli imputati nel processo per truffa, uno dei filoni giudiziari sul crac Banca Etruria. Un'autentica stangata è stata infatti chiesta per quattro dei presunti istigatori alla truffa, i dirigenti che secondo le accuse avrebbero pressato i direttori di filiale per vendere le obbligazioni subordinate al pubblico indistinto.

Tredici le richieste di condanna, quattro delle quali appunti per i presuenti istigatori: 3 anni e 800 euro di multa a Luca Scassellati e a Federico Baiocchi Silvestri; 2,5 anni e 700 euro di multa a Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti. Per loro l'accusa era di istigazione alla truffa. Chiesta invece l'assoluzione per un altro dirigente, Paolo Mencarelli.

Per gli altri nove, accusati di truffa aggravata la richiesta è stata 1,5 anni di reclusione e 600 euro di multa. Assoluzione richiesta per la presunta truffa che era stata denunciata da un ingegnere aretino che aveva perduto nella risoluzione della banca mezzo milione. Il professionista ha ritrattato in aula, ammettendo che la firma sul documento di acquisto delle subordinate era effettivamente la sua.

La richiesta di condanna per istigazione si basa fondamentalmente sulla testimonianza dei due promotori che hanno parlato di pressioni subite per piazzare le subordinate senza andare troppo per il sottile. In particolare Paola F., che a questo punto diventa la testimone chiave dell'accusa, ha raccontato di vere e proprie minacce subte da Scassellati, direttore dell'area aretina, quando lei manifestò perplessità sul collocamento dei titoli.

Minacce che si sarebbero poi concretizzate nel trasferimento a Sansepolcro, con contestuale taglio del vecchio portafogli clienti. Ma la difesa ha sempre opposto che si sarebbe trattata di una misura per evitare che la clientela trasmigrasse insieme alla promoter che stava per trasferirsi in un'altra banca. Il Pm Maggiore tuttavia ancora pienamente credibile la verità di Paola FR. E' su questo probabilmente che si giocherà la sentenza, prevista per marzo.