Crac Arezzo, aperto fascicolo in Procura: la sentenza di fallimento ai Pm

L'esposto è quello presentato da Orgoglio amaranto su conti e passaggi di proprietà. Per ora non ci sono nè reati nè indagati: ipotesi bancarotta?

Tifosi ieri in tribunale

Tifosi ieri in tribunale

Arezzo, 20 marzo 2018 - L’Arezzo riparte ma il crac approda in procura. Col fascicolo aperto ieri mattina dopo la trasmissione all’ufficio dei Pm della sentenza di fallimento pronunciata giovedì dal collegio del tribunale. Per ora non ci sono nè indagati nè ipotesi di reato, ma è ovvio che nel mirino delle indagini affidate dal procuratore capo Roberto Rossi ci sono uno scenario potenzialmente da bancarotta fraudolenta e tutti coloro che sono stati sulla tolda della società amaranto negli ultimi mesi. Come, tanto per fare due esempi clamorosi, nei casi di Eutelia e di Banca Etruria.

Questo però è già il futuribile. Nell’immediato il fascicolo è intestato come «atti relativi a», senza dunque contestazioni specifiche. Dentro c’è soltanto il verdetto pronunciato dai giudici Carlo Breggia (presidente), Antonio Picardi (relatore) e Michela Grillo. Inevitabilmente, anche per i Pm, fa scalpore l’entità del buco che ha portato all’insolvenza, circa due milioni. Si tratta di capire adesso come si è arrivati a un dissesto di queste dimensioni e se nell’amministrazione dell’Arezzo ci sono state distrazioni patrimoniali, trucchi di bilancio e passaggi di proprietà fantasma tali da sconfinare nel penale e dunque in quello che è il reato fallimentare per eccellenza, la bancarotta fraudolenta appunto.

Chi riceverà la delega d’indagine (probabilmente la Guardia di Finanza) dovrà ricostruire almeno l’ultimo anno di vita dell’Arezzo, che già era finito sotto la lente di ingrandimento del procuratore capo Rossi ai tempi novembre 2015-gennaio 2016) in cui Ferretti trattò la cessione con il gruppo del faccendiere Flavio Carboni e del suo allievo prediletto Valeriano Mureddu, ora tutti accusati di riciclaggio, con l’udienza preliminare che comincia giovedì.

Il resto è storia nota, almeno per i tifosi. La vendita, poi rientrata, di un anno fa ad Alessandro Nuccilli, il maxi-deficit (1,8 milioni) con cui si chiude a giugno l’ultimo bilancio, Ferretti che molla la spugna a novembre dicendo che non ce la fa più a sostenere i costi e dichiarandosi disposto a cedere la società anche gratis, la trattativa con Neos cui passa la maggioranza delle quote. E qui si entra nel periodo più travagliato, perchè i passaggi si fanno sempre più oscuri.

Ecco dunque Neos che delega una presidenza di bandiera a Marco Matteoni, capo degli edili di Confartigianato Roma e poi protesta la nullità del contratto di cessione perchè non sono state rispettate le clausole del preliminare, Matteoni che subentra ma resiste appena un mese, senza riuscire a rispettare la scadenza degli stipendi di febbraio, le quote della società che tornano alla Neos, i disperati per quanto fantasmatici tentativi del rappresentante di quest’ultima, Fabio Gatto, di vendere a società ombra maltesi e londinesi.

Fino alla farsa finale del giorno di fallimento, quando tre sedicenti delegati della nuova proprietà vengono cacciati dallo stadio a furor di popolo. Molti di questi capitoli fanno già parte dell’esposto presentato in procura da Orgoglio Amaranto, ma ora comincia il vero lavoro dei Pm. Chissà se alla fine si capirà di chi sono le colpe nel terzo crac dell’Arezzo in 25 anni.