"Così tramando la nobile casata"

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Il marchese Gian Franco Ricci Albergotti è professore universitario nonché avvocato famoso: è stato anche tra i legali di Licio Gelli ed è autore di più di cinquanta pubblicazioni sul diritto. Da qualche anno ha aggiunto al cognome Ricci quello Albergotti, ereditato dalla madre nobile. Porta così le insegne di una famosissima famiglia di Arezzo, rappresentata come nobile casata anche nel corteo storico della Giostra del Saracino. È una delle più antiche d’Italia, precedente ai Savoia: risale infatti all’anno 870 con il capostipite Tebaldo che giunse in Italia dalla Germania. Tra gli uomini illustri della casata ci sono tre vescovi, politici di rango e anche Francesco Albergotti, uno dei più grandi giureconsulti del quattordicesimo secolo, chiamato

"il dottore della solida verità".

"Ho valuto aggiungere il nome di mia madre circa sei anni fa – racconta Ricci Albergotti – perché mi sembrava giusto dare continuità al titolo nobiliare di marchese e testimonianza della grande storia degli Albergotti. È stato un iter abbastanza lungo che però considero giusto così come la sentenza della Corte costituzionale. Certo è che il legislatore dovrà mettere presto ordine a una situazione di vuoto normativo".