Corsa al pieno e code per lo sciopero Ma una ventina rompono il fronte

Dalla Prefettura l’elenco di quanti non aderiranno alla protesta: però la partecipazione resta molto alta. In tanti si precipitano a rifornirsi prima delle 19. C’è anche chi affigge i prezzi reali senza il peso delle tasse

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di Alberto Pierini

Le prime code ai distributori sono iniziate con il ghiaccio fresco della prima mattina. Il ghiaccio del day after dopo la grande nevicata, con le auto in pattinata libera, se non facendo la massima attenzione. Le code contro la paura di rimanere a secco.

Da ieri sera è scattato lo sciopero della benzina: e insieme anche del diesel e del metano, che almeno su questo piano viaggiano di conserva. Dalle 19 alle 19 di domani, 48 ore filate. La rabbia dei benzinai mai come stavolta è alle stelle. Perché possono sopportare tutto ma proprio tutto: meno di ritrovarsi con il cerino in mano. Primo perché vicino alla benzina è pericoloso e secondo perché non vogliono essere indicati come responsabili del salasso per le famiglie.

Non tutti scioperano: la mappa completa di chi resta aperto la trovate nel grafico centrale, fornita proprio ieri dalla Prefettura. Ma nei fatti quasi tutti sono d’accordo. L’intervista sotto a Marco Piccini conferma che i più parlano la stessa lingua. Le divergenze si giocano sulle strategie: uno sciopero è davvero efficace?

Intanto la partecipazione sembra davvero massiccia. Il piccolo dubbio è appeso al censimento fatto dalle categorie tra i loro iscritti: non è detto che tutti abbiano risposto, lo’impressione è che forse tra le maglie della protesta qualcun altro finirà per aprire. Ma per ora è solo un’impressione.

La rete delle stazioni di servizio della provincia ne conta 158: in ventitrè rompono il fronte, ma non troppo, quindi già così siamo ad una media di adesione che sfiora l’85%. Se davvero finisse così sarebbe forse una delle percentuali più alte raggiunte dalla protesta dei benzinai nel tempo.

Prova del fuoco: la situazione nel capoluogo. I distributori complessivi sono 48, quelli aperti o annunciati aperti 8. La media sale al 17% ma alla fine siamo lì.

Dunque rabbia e benzina, e rabbia vera. Resta da capire quanti slacceranno anche i self service, la protesta li considera, ove rimanessero invece aperti è chiaro che una differenza ci sarebbe. Ma per ora è una vera diga. Una diga contro la criminalizzazione della categoria. Ma anche le altre misure del decreto del Governo. Come la decisione di esporre l’ennesimo cartello, stavolta quello sul prezzo medio a livello nazionale.

"La conseguenza sarà quella di livellare i prezzi verso l’alto, quindi il contrario di quanto si prefigga la linea che è stata scelta" è la risposta collettiva. In distributori che si vanno trasformando in tazebao. Non solo i prezzi reali, non solo il valore medio a livello nazionale, la new entry detestata dai gestori. Ma anche inediti cartelli di protesta, che in questo caso accomunano chi sciopera e chi no.

Cartelli che indicano agli automobilisti quanto costerebbe la benzina senza le accise, leggasi tasse. "Cosa succede quando fai 20 euro di benzina? Lo Stato ne incassa 11,72, il costo internazionale del prodotto e del ricavo industriale è di 7,90. Ai gestori 38 centesimi". Pausa. "E se pagate con carta di credito o bancomat restano 25 centesimi". E ad ogni passaggio la somma è scandita da banconote e decini, tanto per non sbagliare.

Un clima pesante, ieri comunque avviato da code in diversi distributori. Perché gira gira non ti puoi permettere di rimanere con il serbatoio asciutto, a rischio di problemi maggiori.

Il quadro delle stazioni di servizio aperte disegna una mappa non certo omogenea. Perché ad esempio in tutto il Valdarno i distributori aperti sarebbero in tutto tre, nessuno a San Giovanni. Uno solo anche a Cortona: e addirittura uno in tutto il Casentino, dove c’è chi farà fatica a fare il pieno.

L’eccezione è Sansepolcro, ben sei distributori aperti. Sei su nove, una media del 66%. Ma sono anche gli unici della Valtiberina. E così il brivido del serbatoio vuoto è uguale per tutti.