"Correte, si ammazzano": Saione, maxirissa a 10. Fuggi fuggi tra le strade

Dopo le 17 scatta la tensione tra gruppi di africani in via Piave: all'arrivo delle forze dell'ordine corsa nel resto del quartiere. Caccia ai responsabili

Clima teso e controlli a Saione

Clima teso e controlli a Saione

Arezzo, 26 maggio 2018 - Chiudono o minacciano di chiudere la galleria di Campo Marte. Ma l’emergenza di Saione sbuca da tutti i pori. Un groviera, davanti al quale le forze dell’ordine si fanno in otto ma che sembra scandire i contorni di un’emergenza infinita. Ieri pomeriggio, dopo le 17: parte di nuovo l’allarme da uno dei punti critici del quartiere, via Piave. «Correte, si stanno picchiando tutti, si ammazzano». I termini delle chiamate non sono mai, nè potrebbero essere, esatti nei dettagli. Ma la gente ormai ha mille occhi e mille orecchie e nell’incertezza giustamente chiede aiuto.

Un’incertezza nella quale si incuneano subito le forze di polizia. In pochi minuti si rovesciano a Saione come se se non ci fossero stati da mesi: e invece sono lì, tutti i giorni, tutte le ore, ormai da quasi due anni. A cominciare dalla polizia municipale: che dopo aver presidiato il quartiere con posti di blocco fissi, nei giorni scorsi ha anche tenuto sotto tutela la famosa galleria di Campo Marte, uscendone con denunce, sequestri di droga e un nuovo piano di battaglia allo spaccio. Ma stavolta i protagonisti della rissa sono più veloci.

Capiscono dalle sirene che il loro regolamento di conti rischia di trasformarsi in un boomerang. E se la danno a gambe. Quando la polizia municipale in particolare arriva saranno rimasti una decina, ma non più in via Piave. Nigeriani e gambiani almeno in base alle prime notizie. Comincia il fuggi fuggi. Persone agilissime, si muovono come frecce tra una strada e l’altra: facendo slalom tra chi torna a casa, tra chi si affaccia dai portoni, con chi commette il solo errore di non starsene sigillato in cucina. E gli agenti dietro, arrivano anche polizia e carabinieri.

I «nemici» della rissa per una volta sono più veloci ma inizia la caccia ai responsabili. Intanto i controlli si moltiplicano su via Piave: già in mattinata erano stati trovati dei mobili in strada, forse presi da un cassonetto, una «casa delle bambole» a cielo aperto, uno dei tanti misteri di un quartiere che sembra ogni giorno di più volerti prendere in contropiede. «Pare volessero sfidarsi all’ultimo colpo» racconta qualcuno dei residenti sull’inizio della sfida.

Ti svelano uno scenario alla West Side Story ma senza portoricani e senza indigeni, senza «jets» e senza «squali». E senza Maria che si strugga d’amore alla finestra. No, qui la sfida è tutta tra diverse etnie di migranti e alla finestra regna solo la paura di chi si affaccia ogni giorno su un film da giungla metropolitana. Si spostano a ondate verso l’altro capo di via Veneto, poi si allontanano.

La morsa delle forze dell’ordine si allenta: è servita anche stavolta, se non altro ad impedire che qualcuno si facesse male davvero. Ma da stamani si riparte: stesso set, forse protagonisti diversi. Sullo sfondo di un filmaccio di genere che ormai ha stancato un po’ tutti.