Contagio, la paura coronavirus affolla il salone dell'ospedale

Gran folla al San Donato all’incontro promosso dalla Asl. «Non mi fido, ho comprato le mascherine». «Buono l’approccio della sanità». Domande a raffica

L'auditorium dell'ospedale

L'auditorium dell'ospedale

Arezzo, 20 dicembre 2020 - Di sicuro la paura c’è. Bastava capitare ieri nel tardo pomeriggio all’ospedale San Donato per notare un insolito movimento che non era causato dai familiari in visita ai pazienti anche se si stava avvicinando l’ora del passo. No, le tante persone che si trovavano nella hall erano lì per affollare l’auditorium. «Un po’ di preoccupazione ce l’ho eccome», confessa Giovanni, mezza età, uno dei tanti che ha paretcipato all’assemblea pubblica indetta dalla Asl per affrontare il tema all’ordine del giorno: il coronavirus.

Come difendersi da un’eventuale epidemia importata dalla Cina? Quali comportamenti adottare? Questi gli argomenti introdotti dal direttore generale della Sud Est Antonio D’Urso, in una sorta di riepilogo delle informazioni igienico-sanitarie che ormai da un mese stiamo ascoltando in tv o leggendo dai giornali. Insomma, non era poi una tematica sconosciuta quella presa di petto dagli esperti della Asl, eppure l’auditorium si è riempito in ogni ordine di posti.

Non mancavano medici e tecnici, ma la grande maggioranza dei presenti era costituita da gente normale, in tutt’altre cose affaccendata che non in questioni sanitarie. Tutte lì. Lì ad ascoltare con estrema attenzione le spiegazioni e i consigli degli esperti, dal primario di malattie infettive Danilo Tacconi, al direttore del dipartimento di medicina generale Dario Grisillo, al responsabile del 118 Massimo Mandò, a Elena De Sanctis, responsabile della zona Casentino.

E che l’incontro non fosse routinario lo ha confermato la partecipazione del sindaco Ghinelli, in prima fila come il suo competitore Luciano Ralli, divisi solo dal passaggio fra una sezione di poltroncine e un’altra. Più defilato un altro sindaco, Mario Agnelli. Accanto al cronista, un tranquillizzante Marcello Caremani, ex primario di malattie infettive, prodigo di spiegazioni aggiuntive rispetto a quanto veniva detto dal palco.

Tante pure le domande, inaugurate in principio di conferenza da Antonio Benci, medico, che ha sollecitato a Tacconi un chiarimento sulle modalità di trasmissione del vìrus. Chiarimento fondamentale: può trasmetterlo una persona infetta ma senza sintomi? Molto difficile, è stata la risposta.

Ma interessante, al di là di tutto, è l’impatto che l’epidemia cinese ha avuto anche all’interno di una comunità come quella aretina, lontana migliaia di chilometri dall’epicentro del disastro sanitario e a oggi per nulla toccata. «Sì, io però non mi fido lo stesso», confessa Luana, una quarantina d’anni, che ha già in casa una scorta di mascherine chirurgiche acquistate da quasi un mese; e meno male per lei visto che il prodotto risulta introvabile almeno nelle farmacie comunali.

La Asl, peraltro, «ne ha una scorta più che sufficiente per affrontare l’eventuale emergenza» spieda il direttore generale D’Urso che, insieme a Tacconi, invita a diffidare delle fake news, tipo quella apparsa fotografando una falsa pagina di Televideo. Tutti più tranquilli una volta chiuso l’incontro? «Bene apprendere che l’azienda sanitaria è in grado di affrontare l’epidemia. Ma tranquillo proprio no», dice Giuseppe appena uscito dal San Donato.