Contagi, escalation mai vista: sale l’allarme Settimana da rosso, finale con altri 1400 casi

Distretti, provincia e città oltre i 2 mila su 100 mila abitanti. I picchi nei centri piccoli: nessun comune risparmiato, bufera in un mese

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di Alberto Pierini

Da domani entriamo in zona gialla ma rischiamo un’orbita rossa che più rossa non si può. E’ solo grazie all’ospedale (anche ieri in equilibrio: da mercoledì oscilla tra 53 e 54 casi) e alla tenuta dei ricoveri che possiamo continuare a spostarci da un comune all’altro, andare al cinema o a sederci ai tavoli di un ristorante. Il numero dei contagi non ha precedenti nella cronaca, o ormai nella storia, di questa pandemia. Ne ha pochi a livello nazionale, di certo nessuno in provincia. L’escalation in un solo mese è stata travolgente. Anzi, meno di un mese: il tempo di parificare i tamponi rapidi con quelli molecolari e si è spaccata la diga dei contagi.

Il quadro del giorno resta pesante: 1433 nuovi positivi nell’arco delle 24 ore, la stragrande maggioranza dei comuni coinvolti, focolai che coprono a macchia d’olio l’intera provincia, pur trovando nel capoluogo i numeri più importanti, 235 nella fascia scolastica

Il quadro settimanale è disarmante. La foto al punto della pandemia che arriva da "Territori sicuri" non sembra neanche parente dei profili ai quali eravamo abituati. Il report, ricordiamo, fissa la graduatoria in base all’unico parametro che conti: i contagi ogni centomila abitanti, il criterio per definire le zone colore e insieme per poter confrontare realtà totalmente diverse.

I numeri li trovate sopra: tutti e tre i distretti sanitari, l’intera provincia, la città superano quota duemila. Li avevamo lasciati a metà dicembre poco sopra cento e già allora suonava come un’avanzata del contagio. Ora un quadro completamente monocolore. Allora erano undici i comuni che superavano quota 150: che poi è il limite sia della zona arancione che di quella rossa, distinte solo dalle percentuali di occupazione della terapia intensiva e del reparto Covid. Ora tutti i comuni senza distinzione sono sopra quota 900.

Quello messo meglio, si fa per dire, è Monterchi, che pure segna 931 casi, sempre su centomila abitanti. Arezzo città è a 2146, la provincia a 2150, quasi in fotocopia. Il paradosso è che siamo tra le realtà toscane messe meglio: sopra, o forse sotto, di noi, ci sono solo Massa, Livorno e Grosseto. E la media aretina è sotto quella toscana, che si attesta a 2421.

Un dato che Gimbe aveva anticipato: tra le prime 13 città italiane per numero di contagi sette sono toscane, l’impronta digitale indelebile della rivoluzione dei tamponi. Tra i centri grossi chi sta peggio è San Giovanni ma gli altri non sono lontani. Tra i distretti il dato più alto torna ad essere quello del Valdarno, chissà non abbia inciso che proprio lì siano stati individuati i primi soggetti Omicron. Un mese fa c’erano ancora quattro comuni Covid free, ora siamo a zero.

Tra le curiosità ci sono i rimbalzi in termini di media dei comuni più piccoli: la minuscola Montemignaio ha una media su centomila abitanti pari a 3455, la settima in assoluto della Toscana: bastano pochi casi, a fronte di una popolazione ridotta, per far schizzare la media alle stelle. E poi ecco la sassata dei casi del giorno. E consola poco la prova del fuoco: 1433 casi quando non solo i tamponi fioccanoi, oltre 7000, ma a fronte di un nuovo netto sorpasso di quelli rapidi sui molecolari. 383 solo ad Arezzo, 95 a Montevarchi, 85 a San Giovanni, 80 a Cortona. Una mitragliata, con un tasso di positivi sui test del 19,8%. Con un doppio spiraglio.

La prospettiva del picco, individuata alla fine di gennaio anche se per ora non se ne vedono le luci. E il record di guariti: ieri in un colpo solo 329, da settimane non se ne vedevano tanti. Più sono i positivi più saranno i guariti. Forse dovrebbe consolarci. Forse.