"Consulenze estranee al dissesto" Bpel, Boschi & c. assolti a pieni voti

Le motivazioni azzerano le accuse: "Intaccarono poco il patrimonio, erano su iniziativa di Bankitalia". La soddisfazione dei legali. Ora la partita si sposta sull’appello della bancarotta: ma la prescrizione è vicina

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di Alberto Pierini

La rivincita di babbo Boschi. E insieme di un intero consiglio di amministrazione, quello che lo affiancava al tramonto della storia di Banca Etruria. Una rivincita che la giudice Ada Grignani aveva già scritto, nella sentenza che mandava tutti assolti sul filone delle "consulenze d’oro". Ma che le motivazioni blindano: fino a svuotarne il nome, perché poi così d’oro non erano.

Niente bancarotta, sia pur semplice e colposa, il capo di imputazione superstite che era rimasto sulle teste di Boschi & c. E che riguardava anche Luciano Nataloni, Claudia Bugno, Luigi Nannipieri, Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro, Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori, Ilaria Tosti, Claudio Salini. Secondo la giudice quelle consulenze risultano sostanzialmente estranee al dissesto. Intanto perché intaccarono solo in piccola parte il patrimonio della banca: sommando tutto non oltre lo 0,7% del valore complessivo. Niente che possa giustificare l’ipotesi di "notevole parte" necessaria alla contestazione della bancarotta.

Avrebbero almeno aggravato quel dissesto? No, motiva la giudice, perché in quella fase di dissesto nessuno parlava. Neanche l’autorità di vigilanza che aveva individuato forti elementi di criticità. Non il super ispettore Emanuele Gatti, preciso nell’indicare i problemi ma senza spingersi fino alla denuncia di un dissesto. E poi nei numeri: a fine 2013 (le consulenze furono assegnate nel 2014) il patrimonio della banca ammontava a 600 milioni di euro e c’era perfino un’eccedenza di 49 milioni. Niente che potesse giustificare il commissariamento.

Che tra l’altro non era richiesto neanche da Banca d’Italia, che puntava con forza all’aggregazione con un altro istituto più forte, o se preferite più tecnicamente di adeguato standing.

Grignani scalza una dopo l’altra le possibili basi della bancarotta. E sposa l’ipotesi e l’immagine fatta in aula da Gildo Ursini, legale di babbo Boschi.

Aveva parlato di un’"operazione cuore aperto", un passaggio determinante per il futuro della banca. Operazione, disse allora, per la quale diventa determinante "scegliere il miglior team di esperti in consulto tra loro, trattandosi di una questione di vita (il salvataggio) o di morte (fallimento)". In sintesi? Se ti devi operare al cuore non chiami il medico della mutua ma i migliori chirurghi possibili. Ed è il passaggio che sdogana di più il consiglio di amministrazione dalle scelte e dalle spese di allora.

Non solo: Ada Grignani va oltre. E ricorda che tutto il percorso era partito su iniziativa di Banca d’Italia, il cui input sull’aggregazione portò alla nomina di un collegio di consulenti legali, advisor finanziari e industriali. Continuando a seguire quel percorso anche nel suo iter.

La Procura eccepiva, rafforzata dalla testimonianza del capo della vigilanza Barbagallo, che in realtà la banca non avesse alcuna voglia di aggregarsi e puntasse solo a temporeggiare? Il fattore forse avrebbe reso le spese davvero superflue. Ma questa, dice la giudice, era solo un’impressione, fuori dai confini della cittadinanza penale. In chiusura: quelle operazioni non furono "manifestamente imprudenti", scriteriate o prive di ogni ragionevole probabilità di successo. Ed è questo che disarma l’accusa. Per la soddisfazione dei legali. "Il giudice ha ritenuto le conseguenze legittime e obbligatorie a fronte delle richieste di Banca d’Italia" nota Luca Fanfani. "Il caso Etruria è stato inquinato da anni di ignobile scontro politico e goffo rimpallo tra istituzioni". "La sentenza dissolve ogni dubbio sulla assenza di responsabilità degli imputati" dice Giovanna Corrias.

Un’accusa che comunque sapeva di non doversi giocare sul terreno delle consulenze la partita decisiva. Tanto che non è scontato che la Procura ricorrerà in appello. No, la madre di tutte le sfide è sull’appello della bancarotta fraudolenta: le assoluzioni in primo grado reggeranno ai giudici di secondo, anche se probabilmente sarà comunque troppo tardi ad evitare la prescrizione? E’ l’unica domanda che pende ancora su una storia che ha diviso l’Italia: e ha cambiato la città nel profondo.