Conforto, la carica dei sessantamila: code di un'ora fino alla piazza

Muro di folla in tutta la città alta, lunghe attese per entrare. Cardinale: «Una partecipazione incredibile». "Blocchi" di sicurezza all’ingresso della Cappella

La coda alla Madonna del Conforto

La coda alla Madonna del Conforto

Arezzo, 16 febbraio 2020 - «Il vero miracolo è stato quello di riportare gli aretini in chiesa»: e se il Vescovo ha ragione, stavolta la Madonna del Conforto si è davvero superata. Perché quella che va in onda per ore, e in diretta sugli schermi di Telesandomenico, è un vero e proprio assalto della fede. Il 15 febbraio ci ha abituato a tutto, a cominciare dal cortocircuito tra l’Arezzo laica e quella religiosa.

Ma raramente ci ha consegnato immagini come quella di ieri. Come la coda che dalla balaustra della cappella più cara agli aretini si andava ad allungare nella navata del Duomo, disegnava una curva, usciva all’esterno e proseguiva fino alla parete del palazzo vescovile. In piazza, lì’ dove migliaia di aretini, soprattutto a cavallo del pomeriggio, hanno iniziato la loro traversata.

Bambini per mano, la nonna a volte in carrozzina, il bastone per gli anziani. Un’ora almeno di attesa. Complicata a vole dalle misure di sicurezza. Che stavolta hanno imposto degli stop via via all’altezza della cancellata: per evitare calca all’interno e tenere tutto sotto controllo. Le forze dell’ordine sono mobilitate come mai in passato, e così il soccorso, fino agli ambulatori mobili esterni.

«Questa è la terra del volontariato e della carità» ci riconosce il cardinal Sandri. E mai come per la Madonna del Conforto te ne rendi conto. Un movimento di folla che parte la mattina, confluisce intorno alle 10 nella processione di bianco vestita di vescovi, arcivescovi, sacerdoti.

E non si interrompe mai, fino a mezzanotte, fino al momento di richiudersi alle spalle quel portone che era stato aperto alle 6. Raddoppiano perfino i mercatini. Ci sono i banchi in piazza della Libertà ma ce ne sono altri sempre più numerosi alla base delle scale più o meno mobili. Le auto dappertutto, fino alle rotondine di via Pietri. E un flusso di persone incessante, da via Cesalpino e da nord. I mendicanti appostati fin dall’alba, attenti a conquistare le postazioni migliori.

«E’ una festa di fede popolare incredibile» ci dice il cardinal Leonardo Sandri subito dopo la Messa. Non la conosceva, non la dimenticherà. E non ha neanche i codici per leggerla tutta. E’ la giornata nella quale i vescovi aretini ritrovano i fedeli di un tempo: il Giotto si raccoglie intorno a Franco Agostinelli, Saione intorno a Rodolfo Cetoloni, la Valdichiana intorno a Italo Castellani.

Si aggiunge la Valtiberina per Marco Salvi, un anno fa nominato Vescovo proprio alla Madonna del Conforto. E non c’è Bassetti, trattenuto dagli impegni Cei, sennò l’incrocio sarebbe stato completo. I fiori sono effettivamente meno di un tempo ma si moltiplicano i volontari, in tutti gli angoli.

Le candele (un euro quelle semplici e due i ceri) si accendono pochi secondi per poi essere spente. I cori si alternano alla postazione più scomoda, perché creano un tappo sulla navata di sinistra.

Così come ai confessionali c’è l’«ingorgo» delle storie di vita, affidate 24 ore su 24 a sacerdoti e religiosi. Lì, alle porte di questa brulicante e incredibile cittadella della fede.